Trovati i covi dell'evaso: sul muro la sua fotografia

Trovati i covi dell'evaso: sul muro la sua fotografia

Il cerchio si stringe, piano piano, inesorabile. I carabinieri del nucleo investigativo di Varese ieri hanno fatto un ulteriore passo in avanti verso la cattura di Domenico «Mimmo» Cutrì, l'ergastolano di 32 anni fatto evadere lunedì a Gallarate, davanti alla sezione distaccata del tribunale di Busto Arsizio. In pochi giorni gli investigatori hanno infatti prima individuato e arrestato il commando di 4 persone che aveva fatto evadere Mimmo, quindi venerdì è toccata al fratello minore Daniele, un 23enne pure lui complice dei fatti di Gallarate e trovato a casa dei genitori a Inveruno. Nino Cutrì, 30 anni, l'altro fratello di Mimmo e vero ideatore del piano, invece, è stato ferito a morte proprio durante l'evasione.
Dopo aver svolto accertamenti sui nominativi degli arrestati e incrociando i dati della banca dati delle forze dell'ordine, con quelli forniti dalla agenzie delle entrate degli indirizzi di tutti gli immobili registrati, presi in affitto o acquistati di recente, i militari ieri hanno scovato i covi utilizzati del commando. Il primo è in Lombardia e proprio a Gallarate in una casa di corte in via dei Celsi, una strada chiusa. Si tratta di un vero e proprio deposito di armi ed equipaggiamenti usato dai balordi prima dell'evasione e come rifugio dell'intero gruppo criminale subito dopo. Durante la perquisizione a Gallarate sono state trovate oltre 100 cartucce calibro 22, targhe rubate di autovetture, parrucche, una paletta di quelle utilizzate dalla polizia nonché il libretto di circolazione della Nissan Qashqai utilizzata nell'evasione;
Nella zona tra Cellio (Vercelli) e il confine con il lago d'Orta, in provincia di Novara, invece c'era una vera e propria base logistica. Una villetta come tante altre, non in vista, su un territorio dove nel giro di pochi chilometri ci sono una ventina di frazioni, alcune composte solo da una manciata di alloggi. Si tratta per lo più di seconde case che i proprietari affittano stagionalmente. Tra queste c'è proprio la villetta - in stile rustico e ben nascosta nei boschi della Valsesia - scelta dai componenti del commando che lunedì ha liberato l'ergastolano Domenico Cutrì. Nell'abitazione c'era una rilevante quantità di indumenti e documentazione riconducibile a tutto il nucleo familiare dell'evaso e al gruppo criminale già fermato. E tra questo materiale spicca senza dubbio una gigantografia in bella vista su una parete che riproduce un foto dell'evaso insieme al fratello Nino.
Secondo fonti investigative l'ignaro proprietario dell'alloggio lo aveva affittato proprio a uno degli indagati che voleva depistare eventuali indagini seguite alla fuga del galeotto.
Il piano progettato da Nino Cutrì per liberare il fratello sta crollando rovinosamente. La realizzazione della sua «ossessione» (come l'ha definita la madre) di far evadere Mimmo alla fine ha lasciato l'ergastolano solo, costretto a cavarsela contro la task force dei carabinieri che prima o poi lo staneranno, si spera senza spargimenti di sangue. Del resto Antonino Cutrì non avrebbe mai rinunciato al piano di Gallarate. Quando Mimmo, accusato di essere il mandante di un omicidio, si era dato alla latitanza, infatti, era Nino che provvedeva a fargli arrivare i beni di conforto nel suo nascondiglio.

Durante uno dei loro incontri, però, gli investigatori pedinarono Nino e riuscirono così a catturare il fratello. A quel punto l'unica ragione di vita del Cutrì rimasto libero diventò proprio l'evasione del fratello.

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