La chiamano deregulation e forse in parte lo è. O meglio, la deregulation è la... regola. Curioso a dirsi, ma vero. Nasce in grembo alla liberalizzazione, che consente ai commercianti di gestire autonomamente le loro giornate di riposo o lavoro. In questo caso, però, il desiderio maggiore è quello di superare la crisi. E i negozi sono l'anima corsara di questa battaglia che, secondo Confimprese, porterebbe nelle tasche di chi lavora il 50% in più in busta paga. Niente male in prolungati periodi di magra. Negozi aperti a Pasqua e Pasquetta, si può. Le previsioni di Confcommercio, tuttavia, parlano di serrata pasquale e qualche timida apertura il giorno successivo. Ben più massicce invece il 25 aprile e l'1 maggio, due ricorrenze che quest'anno non cadono di domenica ma, rispettivamente, venerdì e giovedì. Se si aggiunge che Milano, in vista di Expo 2015, sta tornando a vivere una stagione di ritrovato appeal turistico, ecco che tenere aperte vetrine e saracinesche ha il suo perché.
Le classifiche già parlano chiaro. La metropoli lombarda si annuncia come la seconda fra le grandi città in cui ci sarà il maggior numero di negozi aperti - 15.814 - alle spalle di Roma, primatista con 35.500 esercizi, ma da sempre meta di un afflusso turistico maggiore.
La maggior parte dei negozi che lavoreranno nonostante le festività potrebbero essere concentrati in centro, ma soprattutto in prossimità delle grandi aree commerciali in cui sono già presenti ipermercati o «villaggi» dello shopping. Difficile credere però che tra domenica e lunedì sia possibile andare a farsi due passi e magari cogliere l'opportunità per concedersi una qualche rilassante forma di shopping pasquale. Molto più probabile invece che i negozianti decidano di non santificare la festa nelle ricorrenze successive, il 25 aprile e 1 maggio. Un atteggiamento che fa imbestialire il sindaco alla sola idea. Non per nulla il Comune è già sul sentiero di battaglia. E Giuliano Pisapia ha invitato apertamente a tenere le saracinesche abbassate sia nell'anniversario della Liberazione sia per la Festa del Lavoro.
Non solo turisti però visto che coloro che hanno annunciato di non muoversi da casa 7 milanesi su dieci.
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