Luca Squeri, deputato, responsabile del dipartimento Energia di Forza Italia, non si è mai parlato tanto di energia come adesso.
«Sì, il tema che segna tutto il contesto è la transizione energetica: de-carbonizzare il sistema da qui al 2050 come obiettivo mondiale, sapendo che in ballo c'è la tutela dell'ambiente e la sostenibilità del nostro stile di vita. Dentro questo, la crisi attuale chiarisce quali sono le anomalie e i punti deboli del sistema italiano ed europeo».
Come previsto, famiglie e imprese stanno pagando bollette molto più alte.
«Ed è il primo grande problema che deve affrontare il prossimo governo, in continuità col precedente, che ha fatto molto (anche se non basta) per evitare che gli aumenti mettano in grande difficoltà famiglie e imprese, che così non reggono. Finalmente oggi c'è un primo risultato con l'accordo europeo, ma va concretizzato. Il prezzo del gas è già diminuito dell'11%, spero sia un calo strutturale e non solo legato al caldo anomalo di questi giorni».
Si può fare altro?
«Rimettere mano a risorse statali. L'Italia ha stanziato 63 miliardi per lenire le bollette, è il Paese che ha fatto di più in rapporto al Pil. Occorre continuare, con fondi da trovare nelle pieghe di bilancio e nelle sedi comunitarie, nei fondi di cui si parla in questi giorni. Lo scostamento di bilancio si potrà evitare solo nel quadro di un forte accordo europeo».
L'accordo odierno vi soddisfa?
«Sì ma siamo in ritardo. Siamo stati fra i primi a sollecitare un tetto all'Europa, che ha dato mandato alla Commissione di concretizzare questo criterio per fare in modo che il prezzo scenda rispetto alla speculazione che abbiamo visto».
Il calo si vedrà in bolletta?
«A ottobre saranno ancora alte, per le quotazioni recenti. Da dicembre spero che si vedrà un calo, ma sempre su livelli alti, temo. Nella migliore delle ipotesi abbiamo raggiunto il culmine e possiamo immaginare una discesa. Incrociamo le dita, l'auspicio è questo».
Il tema dell'energia resterà.
«È un impegno che dobbiamo portare avanti con intensità da qui al 2050, il percorso durerà 30 anni, non è che da domani le rinnovabili risolvono il problema. Dev'essere una priorità e dobbiamo concentrarci su quelle finora trascurate: geotermia, idroelettrico, biomasse e altre. Eolico e fotovoltaico non bastano, e questa corsa alla elettrificazione totale è uno sbaglio clamoroso, soprattutto dell'Ue. Il commissario olandese è un ideologo di quell'ambientalismo che alla fine nuoce all'ambiente».
Nuoce addirittura?
«Ricordo ciò che diceva Marchionne, sommo esperto, per lui l'auto elettrica era una sciagura per l'umanità. Provocazione sì, ma con contenuti di merito. L'ad di Stellantis, Carlos Tavares, ha detto che la politica europea sta uccidendo il futuro della mobilitò. Bisogna invertire la rotta».
Non sarà facile.
«No, perché sono stati fatti dei passi. La norma che prevede il divieto di vendita dal 2035 di auto che non siano elettriche va superata, ci sono le condizioni perché siano utilizzate tutte le fonti, non solo alcune, seguendo il principio della neutralità. Invece così si rischia di dare il compatto in mano alla Cina, che ha le materie prime. Non possiamo legarci mani e piedi all'elettrificazione della mobilità. E passando al termico, abbiamo un piano nazionale, preparato da Calenda e varato dal governo Conte. È sbagliato e superato, perché pone come obiettivo non la decarbonizzazione ma l'elettrificazione. Ma l'elettricità non è una fonte, è un prodotto. Se elettrifichiamo tutto usando carbone non risolviamo nulla. La luce per due terzi è prodotta da gas, ecco perché paghiamo tanto le bollette».
Bisogna rivedere questa strada.
«Oggi il 25% dell'energia è prodotto da fossili. Serve il giusto percorso, graduale, equilibrato, e che usi tutte le fonti: sole, vento, geotermia, idroelettrico, bioenergie e anche maree.
Anche sviluppando tutte le rinnovabili non basterà, manca all'appello l'energia nucleare. Oggi forse un referendum avrebbe esito diverso. Con il nucleare di ultima generazione, in 30-40 anni arriveremmo all'autonomia energetica. Sarebbe un bel lascito per i nostri figli».
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