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Stipendi dagli 800 ai 1100 euro per i detenuti che servono alla tavola del carcere modello

Stipendiamo i detenuti che ci danno da mangiare. Dagli 800 ai 1100 euro, questa la paga dei sette carcerati, in età compresa dai 30 ai 60 anni, che lavorano al ristorante «InGalera», nato il 29 settembre nel carcere di Bollate in forma sperimentale e attivo ufficilamente da oggi. «Non ho mai creduto nella riabilitazione del lavoro forzato. Bisogna introdurre la cultura del lavoro nelle carceri italiane, ma deve essere una mansione consapevole e retribuita. Solo responsabilizzando un soggetto attraverso una professionalità che ha dei doveri, ma anche dei diritti, si ottiene il cambiamento di una persona» spiega Silvia Polleri della cooperativa ABC, che ha dato inizio a questa avventura, la prima in Italia.

Ieri il ristorante ha sfornato 200 coperti al pranzo d'inaugurazione, quindi la sera è rimasto a riposo, ma da oggi riprenderà il suo ritmo di sei giorni su sette. Piatto forte del locale, a cui tutti da oggi possono accedere, è «il tortino di risotto giallo con spezzatino di ossobuco. Abbiamo puntato su una cucina rigorosamente italiana, fatta di materie prime eccellenti. Nel menu non c'è nulla di precofenzionato» rassicura la donna che da più di un decennio ha attivato un servizio catering nelle carceri italiane. Ma a chi è venuta l'idea? «Da tempo ci pensavo: perché non passare dal catering a una ristorante fisso? Confesso che se non mi avesse chiamata un giorno la Pwc, e se non si fossero aggiunti altri partner non avrei mai avuto il coraggio. L'unione fa la forza. È il mio principio».

Cinquantadue posti a sedere. L'orchestra di uomini chiusi tra le sbarre è diretta dallo chef Ivan Manzo e dal maitre Massimo Sestito, i due del pool a non avere la fedina penale macchiata, perché incensurati. Si sono sempre sporcati le mani solo con verdure, uova e frutta, come da ora faranno anche i sette carcerati. «A Bollate ci sono pene molto pesanti. Il profumo della tavola è perfetto per alleggerire questo clima» conclude Silvia Polleri.

«Abbiamo messo la nostra esperienza al servizio di un'impresa in cui sono stati coinvolti i migliori talenti. È questo il senso più profondo della nostra Corporate Responsibility ed è in linea con le numerose attività che PwC già svolge in Italia e nel mondo» commenta Francesco Ferrara di Pwc. Coinvolte anche Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara. «InGalera» ha potuto aprire le porte quando Massimo Parisi, il direttore della casa di reclusione, autorizzato dal Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, ha concesso in comodato d'uso gli spazi possibili alla realizzazione del ristorante sociale.

«InGalera» propone pranzi leggeri dal lunedì al venerdì, che costano dai 10 ai 12 euro, buoni per la pausa di lavoro, mentre il sabato a pranzo e tutte le sere la cena è alla carta con una spesa che varia dai 40 ai 50 euro. L'ambiente chiaro è stato arredato con i grandi marchi del design italiano come Alessi, Artemide e Pedrali.

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