Cronaca locale

Uccise il figlio piccolo: a processo anche per tortura

Per la prima volta il reato contestato in ambito di maltrattamenti familiari. Udienza a febbraio

Uccise il figlio piccolo: a processo anche per tortura

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Alija Hrusic, il 25enne di origini croate accusato di avere ucciso suo figlio di poco più di 2 anni dopo averlo seviziato per una notte con calci, pugni, bruciature di sigarette sul corpo e ustioni sui piedini lo scorso 22 maggio in una casa di via Ricciarelli, in zona San Siro.

Il giudice Livio Cristofano ha fissato l'udienza preliminare per l'uomo, che risponde di omicidio volontario aggravato, tortura aggravata e maltrattamenti aggravati, per il 19 febbraio. Stando a quanto ricostruito dall'indagine dei carabinieri, coordinati dal pm Giovanna Cavalleri, il delitto è avvenuto mentre la mamma della vittima e moglie dell'indagato era in casa. La donna, che era incinta ed è assistita dall'avvocato Patrizio Nicolò, è parte offesa nel procedimento. «Fin dall'inizio della loro relazione - si legge negli atti - ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori (...) la convivente (...) colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici». A uccidere il piccolo, dopo che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, sono stati alcuni colpi inferti sulla fronte. Nell'avviso di chiusura delle indagini si legge che l'uomo ha colpito il bambino con «calci e pugni», ha provocato «almeno tre bruciature con l'estremità di sigarette accese» e ha ustionato «con una fiamma viva» i piedini del figlio, probabilmente quella di un accendino. Il pm ha anche contestato l'aggravante di avere agito «con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato». L'uomo è appunto accusato anche di maltrattamenti nei confronti della moglie e degli altri due figli piccoli.

È la prima volta in Italia che il reato di tortura, istituito nel nostro Paese nel 2017, viene contestato anche in ambito di maltrattamenti familiari.

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