Uccisi a botte davanti alla tv Nel mirino il maggiordomo

Uccisi a botte davanti alla tv Nel mirino il maggiordomo

A un anno esatto dal duplice omicidio, potrebbe essere a una svolta il giallo della villetta di Vimercate, dove il 3 gennaio del 2011 vennero uccisi Antonio Campanini, 81 anni, e la sua convivente, Azucena Moreno Laino, 78. I due anziani furono sorpresi dall'assassino seduti sul divano mentre guardavano la televisione e massacrati con un corpo contundente, mai ritrovato in questi 12 mesi. Nei giorni scorsi infatti i carabinieri hanno effettuato perquisizioni e sequestri, compreso a casa del badante delle vittime, mentre la procura di Monza ha iscritto alcune persone nell'elenco degli indagati.
Campanini era una persona assai nota a Vimercate, dove era arrivato oltre trent'anni fa da Parma. Laureato in ingegneria, era molto attivo nel campo dell'edilizia e uno dei suoi ultimi investimenti è stato proprio in via Adige dove aveva realizzato alcune villette schiera. E in una di queste, al numero 23, si era ritirato con la Laino, la badante argentina che lo assisteva dopo che un paio di ictus lo avevano reso invalido e costretto su una sedia a rotelle. La relazione di lavoro era poi diventata qualcosa di più, tanto che i due avevano progettato il matrimonio. Campanini ne parlò al massaggiatore che nel pomeriggio del 3 andò a fargli la solita terapia: «Ci sposiamo e poi partiremo per una lunga crociera intorno al mondo» aveva confidato l'uomo». Particolare confermato dal figlio della Laino arrivato dal Sudamerica per i funerali: «Il 2 gennaio la mamma mi ha detto che Antonio aveva preso un appuntamento in comune per organizzare le nozze».
Alle 14 del 4 gennaio il badante kirghiso Rajap andò a suonare a casa senza ottenere risposta, chiamò Anna, storica segretaria dell'ingegnere, che aprì la porta e trovò i due corpi. Campanini e Laino erano stati colpiti la sera prima con un pesante oggetto mentre guardavano la televisione, trovata ancora accesa.
L'assassino era entrato senza forzare porte o finestre, segno che aveva le chiavi oppure era stato aperto. Dunque era conosciuto dalle vittime. Particolare confermato dal fatto che i rilievi della scientifica non permisero di individuare impronte o tracce di persone estranee alla cerchia di parenti e amici.
I carabinieri della compagnia di Vimercate e del nucleo investigativo di Monza esclusero subito la rapina: l'abitazione era in perfetto ordine e tutti gli oggetti di valore e i contanti, diverse migliaia di euro, vennero trovati al loro posto. Esclusa, vista l'età, la pista passionale, restava comunque in piedi un movente di origine economica. Gli investigatori rivoltarono la vita di Campanini in cerca di qualche compravendita, un affare finito male, un credito consistente da riscuotere senza trovare uno spunto investigativo degno di nota. Sospettarono anche dei figli, Elena, Laura e Aldo, quest'ultimo in affari col padre. Il professionista era ormai deciso a sposare la donna facendola automaticamente entrare nell'asse testamentario. E difatti quando vennero aperte le sue ultime volontà, si scoprì che aveva diviso il patrimonio in tre: una quota alla Laino, una ai nipoti, la terza in beneficenza. Ma alla fine i tre figli avevano tutti solidi alibi. Come del resto anche la segretaria Anna e il badante kirghiso.
Insomma un giallo apparentemente insolubile. Invece nei giorni scorsi la svolta. La Procura ha iscritto alcune persone nell'elenco degli indagati, atto dovuto per poter effettuare alcuni attività, quindi i carabinieri hanno proceduto ad alcune perquisizioni. Una in particolare avrebbe riguardato Rajap, in questi giorni tornato per una breve vacanza in Kirghizistan, ex repubblica sovietica nell'Asia centrale.


Gli investigatori hanno tuttavia trovato la compagna a cui hanno sequestrato alcuni oggetti, tra cui il computer. Materiale ora al vaglio degli esperti per effettuare alcune indispensabili verifiche. Forse l'assassino questa volta ha davvero le ore contate.

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