Dopo tanta fretta è tutto fermo. Dopo tre mesi il Piano di governo del territorio di Milano non è stato ancora pubblicato, e questo blocca ogni iniziativa legata all'urbanistica. Il Pgt è il principale strumento di governo del territorio comunale, e dalla sua operatività dipende un gran numero di progetti, pubblici o privati. Solo sommariamente si può ricordare che da questo passaggio formale, e dalla vigenza delle nuove norme, dipendono il via libera al verde, agli alloggi calmierati e a nuovi centri culturali e commerciali, e ancora ristrutturazioni e nuove edificazioni, e le riqualificazioni e le urbanizzazioni finanziate con futuri oneri di urbanizzazione. E va ricordato che - per le comunità religiose che li aspettano, il Pgt prevede anche due nuovi centri religiosi oltre alla possibilità di «sanare» e regolarizzare quattro di quelli esistenti.
Al di là del giudizio sul suo contenuto, di carne al fuoco ce n'è molta. A ottobre sembravano saperlo eccome, nella maggioranza, tanto da aver compresso al massimo - per qualcuno anche oltre - i tempi di esame del Pgt, quando si è trattato di portarlo in Consiglio comunale per l'approvazione, discutendo gli emendamenti e le osservazioni, strumenti rispettivamente in mano ai consiglieri e ai cittadini intenti a dare un contributo. «Era il 14 ottobre 2019 - ricorda oggi il capogruppo di Forza Italia, Fabrizio De Pasquale (foto) - Sono passati quasi 3 mesi dall'approvazione del nuovo Piano di governo del territorio di Milano». «L'aspetto paradossale - nota De Pasquale - è che la Giunta abbia preteso e ottenuto dal Consiglio comunale e dai Municipi che il Pgt, il massimo documento pianificatorio della città fosse discusso e approvato in un mese, mentre ci vogliono tre mesi, e forse più, agli uffici per integrare il Pgt con le modifiche e i pareri».
Passata la fretta dell'approvazione, la burocrazia evidentemente ha preso il sopravvento - a meno che non si siano verificati problemi ulteriori. «Il documento - dice ancora De Pasquale - non è ancora stato pubblicato nella sua versione definitiva che racchiude le osservazioni e gli emendamenti raccolti. Quindi non vi è certezza per tutti gli operatori su quali siano le regole vigenti, i diritti, le destinazioni, le volumetrie.
«Unica certezza - aggiunge - è che in questi casi si applica la clausola di salvaguardia, cioè in caso di contestazioni vale l'interpretazione più favorevole al Comune. Non sorprende quindi che da ottobre nessun operatore presenti domande di concessione né abbia presentato programmi di intervento. Ferme anche le decisioni su opere di urbanizzazione. Così l'attrattività di Milano e il buon momento dell'edilizia vengono frenati e ostacolati dalla giunta.
L'amministrazione di Sala si muove con tempi ottocenteschi ed è abituata a considerare i privati cittadini come dei sudditi. È mai possibile che la famosa smart city di cui parla Sala per correggere testi e tavole e verificare la legittimità delle norme ci metta tre mesi e forse più? Giovedì chiederemo spiegazioni».
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