Sono sul piede di guerra le educatrici del Comune. A dieci giorni dalla riapertura dei servizi all'infanzia, prevista per il 3 settembre, infatti, troppi aspetti non quadrano, a partire dal Green pass, per cui le sigle sindacali hanno chiesto un incontro urgente all'amministrazione. Il decreto del Ministero, infatti, si applica alle scuole statali e non a quelle comunali, come i nidi e le materne. Non solo, la nota successiva del Ministero non chiarisce se l'obbligatorietà del Green pass si applichi anche a queste scuole, ma lo auspica. «Bene, a dieci giorni dalla riapertura dei servizi all'infanzia il Comune di Milano non ha detto come intende procedere - spiega Mariangela Saggese, dell'Usb - ovvero se intende estendere l'obbligatorietà del Green pass per le educatrici e il personale ausiliario e come intende applicarlo».
Altra questione, ancora rimasta senza risposta, è la richiesta dello screening costante con tampone salivare, che i sindacati stanno chiedendo invano da mesi. «La Scuola aperta, sicura e in presenza impone l'individuazione costante e puntuale dei soggetti portatori del virus per permetterne il temporaneo isolamento. L'esecuzione, quindi, di test diagnostici che individuino i soggetti positivi al virus assume un ruolo determinante all'interno delle comunità di Nidi e Scuole dell'Infanzia, dove non si utilizza distanziamento nè mascherine, sia per la tipologia, sia per la frequenza di esecuzione del test - scrivono Usb, Diccap, Cobas e Usi - chiedono all'Amministrazione l'adozione del tampone salivare molecolare particolarmente semplice per campionare anche i bambini più piccoli, di elevata affidabilità e riscontro entro 24 ore. Questo strumento - continuano i sindacati - è certamente adatto per l'effettuazione di screening periodici ( ogni due/tre settimane) per tutti i bambini di ogni singola classe. Per il personale educativo di ogni singola sezione, per il personale ausiliario e il restante personale si richiede la contestuale esecuzione di tampone molecolare classico naso-faringeo».
Terzo elemento oggetto della richiesta di incontro urgente riguarda il servizio del post scuola, che dovrebbe essere attivato dal 13 settembre per circa 7.500 bambini che ne hanno fatto richiesta. In questo caso i rappresentanti delle educatrici sottolineano la «pericolosità» della modalità con cui è stato organizzato: una «super bolla» che includa gli stessi bambini di tre sezioni ogni giorno. Soluzione che non protegge nè i bambini e le relative famiglie nè le educatrici dall'esposizione a un eventuale contagio, visto che i bimbi delle 3 bolle vengono messi insieme dalle 16,30 alle 18. Tasto estremamente dolente il numero delle assunzioni a tempo determinato promesse dal Comune per garantire il servizio, che sarebbe assolutamente insufficiente. Non solo, la procedura è in corso non si sa ancora se siano state «arruolate» a oggi tutte le 250 educatrici promesse.
Sono anni che i rappresentanti dei lavoratori, e con più forza quest'anno sottolineano come il personale dei servizi dell'infanzia sia sotto organico.
«Le 250 educatrici non permettono di garantire la copertura del servizio di dopo scuola, stimato in circa 500 sezioni - spiega Grazia Ingrao del Dicapp - ma soprattutto non bastano normalmente a coprire le ore di compresenza durante la giornata con gravi problemi di sicurezza».
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