Un rebus da sciogliere quello dei quarantenni e dei cinquantenni che non si sono ancora prenotati per la vaccinazione. E che probabilmente porterà a un cambio della «macchina» delle vaccinazioni: dal modello degli hub massivi si passerà a un sistema territoriale e più capillare.
Dopo l'entusiasmo iniziale, che ha visto un «bombardamento» sul portale delle Poste al ritmo di 200mila richieste in 24 ore i primi giorni, la potenza di fuoco sta rallentando attestandosi sulle 20mila prenotazioni al giorno. Un decimo. Stesso copione si è visto per la fascia tra i 50 e i 59 anni. Ma cosa c'è dietro? Le prenotazioni per i quarantenni si sono aperte alle 21,30 del 19 maggio: in dodici ore si sono prenotate 328.891 persone su una platea di 1 milione 130mila cittadini «sani», al netto cioè di chi si è già vaccinato o prenotato perché facente parte di categorie con precedenza. Il 20 maggio a mezzogiorno erano 365.071, alle 18 erano salite a 427.593. Alle 20,45, quindi 24 ore dopo l'apertura, si era a quota 450.531. Il giorno seguente alle 17 gli appuntamenti fissati per questa fascia di età erano 501.382. Il 22 maggio l'adesione era salita al 59 per cento della popolazione totale pari a 920.289 cittadini complessivi, quindi anche chi rientra nelle categorie con precedenza.
Un andamento simile si è verificato per le richieste dei cinquantenni, una platea di un milione e 211.996 cittadini. La Regione ha aperto le prenotazioni alla mezzanotte del 9 maggio: il 10 si contavano 270.170 richieste, 341.012 il giorno seguente. Cifra che sfiora il mezzo milione il 12 maggio (501.732) e arriva a quota 560.732 il 13 maggio. A oggi ha aderito alla campagna il 77 per cento dei cinquantenni, mentre hanno già ricevuto una dose 484.228 cittadini di questa fascia.
Quello che si osserva dai dati è un picco delle adesioni da parte delle categorie interessate fin dalle prime ore dell'apertura del calendario vaccinale, che prosegue nei giorni seguenti per poi rallentare quasi all'improvviso. Tradotto: chi era interessato ad aderire lo ha fatto, chi ancora non si è prenotato probabilmente non lo farà più avanti.
Ecco allora che si pone il tema di come coinvolgere la fetta consistente della popolazione che sembra reticente, oltre a capirne i motivi. Se è vero che una quota di lombardi probabilmente sta aspettando a prenotare in vista delle vacanze, per non rischiare di dover rientrare per il richiamo (rischio che è stato confermato proprio ieri dal presidente lombardo Attilio Fontana), è anche vero che questa fetta non copre la quota dei cittadini mancanti. Un'altra quota è rappresentata dai reticenti alla vaccinazione, che cresce allo scendere dell'età, tanto che in Regione si sta studiando in questi giorni un piano «di recupero». Se per la fascia over 60 la spiegazione era la paura per Astrazenecea, per le fasce più giovani la motivazione è una paura o diffidenza verso i vaccini in generale dal momento che il siero anglo svedese viene somministrato agli over 60. Ma anche qui si pone un tema di informazione.
Tra le leve una campagna di sensibilizzazione tra le università e le scuole per convincere i più restii o i non informati tra i giovanissimi. Un'altra è quella delle aziende (è stato deliberato ieri il piano attuativo per la campagna in azienda) che da settembre potrebbero spingere i propri dipendenti a optare per l'iniezione.
Ancora c'è una fetta consistente di residenti, tra cui anche molti stranieri, che non si sono informati, non sanno come fare, o sono indifferenti. In questo caso il tentativo sarà quello di modificare il modello vaccinale massivo.
I grandi hub progressivamente chiuderanno dopo l'estate a favore di un sistema più capillare che vada a cercare e a contattare direttamente i non vaccinati: in campo medici di base, datore di lavoro o i comune stesso che organizzeranno dei «vax days». Obiettivo: tirare per la giacchetta i «nascosti» o i reticenti.
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