Vaccino anti influenza: il caso delle fiale "ostaggio" dei giudici

È corsa ai medicinali per la prevenzione ma la Farmacia Caiazzo non può vendere i suoi

Vaccino anti influenza: il caso delle fiale "ostaggio" dei giudici

Partita la campagna di vaccinazione contro l'influenza, sono emersi i primi problemi con la reperibilità delle dosi. In particolare i pediatri milanesi di famiglia hanno lamentato difficoltà e ritardi nella consegna dei vaccini. La Lombardia è tra le regioni maggiormente colpite dall'avvio della stagione influenzale e tra quelle che soffrono di più nella campagna di prevenzione. E i bambini sono i pazienti più numerosi. Eppure la complicata vicenda giudiziaria della Farmacia Caiazzo rischia di far andare perse centinaia di vaccini anti influenzali. Dosi chiuse in magazzino senza essere utilizzate oppure addirittura mandate al macero.

Al grosso spreco di farmaci ha tentato di porre rimedio Anna Maria Magro, amministratore giudiziario della farmacia nominato dal Tribunale. Alcuni giorni fa ha scritto al Dipartimento servizio farmaceutico dell'Ats Città metropolitana proprio per chiedere cosa fare delle scorte di vaccino rimaste invendute. Si tratta di circa 500 fiale, acquistate dalla farmacia in diversi lotti (ci sono anche una settantina di dosi di vaccino anti pneumococco). L'intenzione era quella di far continuare l'attività del negozio fondato nel 1907, anche e soprattutto per smaltire prodotti importanti e deteriorabili come i vaccini, sotto il controllo dell'amministratore giudiziario. Ma l'Ats ha posto il divieto.

«Dal 19 ottobre - spiega l'Agenzia di tutela della salute - nessuna attività può essere effettuata dalla Farmacia sita in piazza Caiazzo», neppure «il supporto alla campagna di vaccino anti influenzale». L'Ats suggerisce all'amministratore di contattare gli enti e le associazioni di categoria per concordare «modalità di presa in carico». Di fatto gli scatoloni con i vaccini giacciono inutilizzati e nessuno sa ancora che fine faranno. Il rischio è che scadano.

La Farmacia Caiazzo, al centro di una inchiesta anti mafia per l'ipotesi d'infiltrazioni della 'ndrangheta, è tuttora chiusa al pubblico. Di recente infatti il Consiglio di Stato ha annullato la sospensione cautelare dell'interdittiva anti clan emessa dal Tar prima dell'estate. Si attende l'udienza del Tribunale amministrativo che entrerà nel merito delle accuse, ma intanto è tornato efficace il provvedimento di revoca della licenza a vendere farmaci. Altri due tasselli dell'inchiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia) sono però caduti.

Da una parte è stata chiesta l'archiviazione delle accuse a carico del titolare del negozio, Giammassimo Giampaolo. Dall'altra Giuseppe Strangio, che per i pm aveva comprato la farmacia milanese con i soldi dei clan calabresi, è stato assolto dal gup «perché il fatto non sussiste». La parola passa ora alla Corte d'appello.

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