L'odio rosso verso i martiri delle Foibe non ha mai fine. E così ancora ieri è stata vandalizzata con la vernice arancione una targa a loro dedicata nella piazza di Parabiago.
Di «gesto ignobile e vigliacco che infanga la memoria di centinaia di migliaia di persone», parla il consigliere regionale della Lega Giovanni Malanchini che è anche presidente della Commissione giudicatrice del concorso sul ricordo del sacrificio delle popolazioni della Venezia Giulia e della Dalmazia che ogni anno la Regione bandisce per le scuole della Lombardia, esprimendo «piena solidarietà al sindaco Raffaele Cucchi». Uno sfregio ancor più grave in considerazione del fatto che non è la prima volta che piazza Martiri delle foibe viene deturpata. «Sono gesti - sottolineano Malanchini e Cucchi - che dimostrano quanto ancora dobbiamo fare memoria della storia di chi è stato torturato, perseguitato e ucciso e come tali atti vanno denunciati e sempre respinti. La storia deve insegnare, non fomentare rancori».
Dura anche la reazione del presidente della commissione Cultura del Consiglio regionale: «Un atto vile che non deve essere sottovalutato - dice Curzio Trezzani - soprattutto perché non è la prima volta che la targa dei martiri delle foibe a Parabiago viene vandalizzata. Questo significa che non si è trattato di una semplice bravata, ma è il risultato di un chiaro odio nei confronti di un pezzo di storia molto triste del nostro Paese. Storia che andrebbe rispettata e studiata più approfonditamente nelle scuole». E ricordando il concorso bandito ogni anno dal Pirellone per gli istituti scolastici secondari di primo e secondo grado proprio per ricordare le foibe e l'esodo giuliano-dalmata, aggiunge che «forse se questi vandali avessero studiato di più, avrebbero potuto capire l'importanza di quella targa e la gravità del loro gesto. Mi auguro vivamente che possano essere individuati, così da ripagare il danno fatto e magari costretti a dare con le loro mani una lucidata a quella bella targa».
Per l'assessore Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia) «questo vile gesto non può essere ascritto al semplice vandalismo: nella nostra società c'è ancora chi crede che quanto successo in Istria e Dalmazia sia stato una barbarie figlia della guerra e dei suoi strascichi, quindi
contestualizzabile con il momento storico. Non è casuale che ciò avvenga a poche settimane dal 10 febbraio, data in cui ricordiamo l'esodo giuliano-dalmata e i massacri delle foibe nelle quali vennero buttati 10mila italiani».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.