Da vecchi centri a moschee. Ecco le mosse degli islamici

Passo indietro della Coreis, giallo sul "sì" di via Gonin. Ismail attacca: "Comune non rispettoso, ha già scelto"

Da vecchi centri a moschee. Ecco le mosse degli islamici

Per il Comune è la volta buona ma anche stavolta non mancano incertezze, misteri e polemiche. Per risolvere finalmente il nodo moschee, Palazzo Marino ha scelto di seguire la strada dell'urbanistica: un piano delle attrezzature religiose da adottare come variante al piano di governo del territorio: concretamente, sarà il Comune, con un voto in Consiglio, a individuare le aree in cui sarà possibile realizzare centri di preghiera, chiese, templi e appunto moschee. Per farlo ha chiesto alle associazioni religiose della città di farsi vive. Non un progetto vero e proprio ma una semplice manifestazione di interesse in cui indicare le aree acquistate o in via di acquisizione, o semplicemente le esigenze legate al culto.

Le risposte arrivate agli uffici sono 23 (numero provvisorio). Solo sette quelle pervenute dal mondo islamico, che ha riservato diverse sorprese. Non ha risposto all'appello del Comune, intanto, il centro di via Meda, guidato dall'imam Yahya Pallavicini, una personalità prestigiosa dell'islam italiano. Il suo centro non ha ritenuto sufficientemente chiaro il percorso intrapreso dal Comune.

Giallo, invece, per i marocchini di via Gonin. Risultano partecipanti ma, con il presidente Abdellah Hanoui e il portavoce Abdeljabbar Moukrim, escludono di aver inviato proposte. Molto critica Maryan Ismail, antropologa, ex dirigente del Pd, da sempre vicina, con i somali, alle comunità dei musulmani africani di via Gonin e via Stadera: «Il sindaco e la sua vice - dice - propongono di nuovo lo schema Majorino». «La richiesta di manifestazione d'interesse - spiega - non è stata comunicata a tutte le associazioni iscritte all'albo delle religioni, in particolare alle moschee della comunità marocchina. Così facendo producono una ulteriore e profonda discriminazione e lacerazione nelle comunità islamiche milanesi e che a questo punto è inutile nascondersi dietro alla legge regionale, perché sono loro stessi a creare islamofobia. Un sindaco e la sua delegata che procedono in questo modo escludente e non rispettoso del mondo islamico plurale e non gerarchico ci preoccupa anche in considerazione dei conflitti e delle derive radicali presenti nel mondo musulmano». «Milano deve accogliere e integrare non escludere - conclude - la sensazione è che abbiano già scelto». Un'altra personalità di prestigio dell'islam cittadino, l'ex ambrogino d'oro Asfa Mahmoud, con via Padova ha partecipato senza indicare aree, ma potrebbe puntare all'area di via Esterle, una delle tre che il vecchio bando metteva in palio.

Il mondo islamico è, come sempre, molto composito e articolato. Nell'elenco non c'è l'associazione di via Cavalcanti. E in una posizione attendista si dichiara il Caim, il discusso Coordinamento dei centri islamici guidato da Davide Piccardo. In realtà ha risposto al Comune l'associazione Al Waqf, che col Caim condivide il presidente, Maher Kabakebbji. Al Waqf, ente di gestione di dei beni islamici, dovrebbe aver partecipato per chiedere la regolarizzazione della moschea di Cascina Gobba. Al Caim d'altra parte aderisce anche il centro «l'Aurora» di Corsico. Il centro di viale Jenner, come via Padova, non ha un'area di proprietà e punterebbe all'ex Palaharp.

A una ristrutturazione sembra puntare invece il centro di via Maderna, in mano alla discussa sigla turca «Milli Gorus». Il centro di Segrate ha invece indicato tre aree, oltre all'attuale sede. E fra queste le ipotesi del Corvetto e di viale Monza.

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