«LAntistrust è pronta a prendere una decisione su Linate» diceva Giuseppe Bonomi al gruppo di persone riunite martedì scorso al Circolo De Amicis per capire qualcosa di più sul futuro della Sea e degli aeroporti milanesi (e non solo milanesi). Si sa che da sempre il city airport milanese è la bestia nera di chi vuole far crescere laeroporto di Malpensa. Alla Sea conviene che i passeggeri atterrino a Malpensa anche per un banale motivo economico: la tassa di atterraggio su Malpensa è di 5 euro, quella su Linate di 3 euro. Ma soprattutto per evitare concorrenza sul feederaggio internazionale, ovvero sulle comagnie che caricano passeggeri a Milano per portarli in un aeroporto europeo e da lì al di là degli Oceani.
«Oggi il decreto Bersani che limita il traffico su Linate non viene rispettato. Alitalia vende i transiti anche se Linate è un aeroporto point to point. Enac non interviene» ricorda Bonomi, che attende una decisione a breve dellAntitrust per riportare Linate al suo ruolo point to point: tratte di collegamento a breve raggio tra città e città, senza carta dimbarco diretta e bagagli direttamente imbarcati per uneventuale destinazione.
La dismissione di quote da parte del Comune non dispiace al management Sea anche per questo, perché eliminerebbe (o almeno ridurrebbe drasticamente) le interferenze della politica milanese sulla sorte di Linate. Bonomi, che già in passato aveva detto di gradire F2i, ieri durante unaudizione in consiglio comunale, davanti alle commissioni Bilancio e Partecipate in seduta congiunta, ha cercato di tranquillizzare sugli effetti di unulteriore dismissione: «Se il Comune vuole mantenere il controllo degli organi della società, con uno statuto come il nostro, a maggior ragione se fosse quotata in Borsa, il controllo non si ha con il 50,1 per cento, ma se si è il primo azionista della società in termini di peso relativo». Insomma, secondo Bonomi, si può andare avanti con la vendita senza timore.
Si tratterebbe di decidere tra la quotazione in Borsa e la gara. Se il consiglio comunale approva la quotazione entro lassemblea della società del 3 maggio, «possiamo procedere già a luglio o al massimo a novembre», ha assicurato Bonomi. Il vecchio consiglio aveva impegnato la Sea ad andare in Borsa per un aumento di capitale (tcnicamente possibile anche subito) e non per una vendita, così è necessario un nuovo passaggio in aula per il via libera.
Se si opta per la gara, è quasi certo che ad aggiudicarsi lulteriore quota della Sea sarebbe F2i, perché è improbabile che nel giro di così poco tempo si faccia avanti un altro competitor in un settore così selettivo. Bonomi ha spiegato ai consiglieri come anche lui, già ai tempi della giunta Moratti, a partire dal 2008, avesse avuto incontri con Vito Gamberale e F2I come «piano demergenza» alternativo allaumento di capitale attraverso la Borsa. «Vista linstabilità dei mercati», Bonomi ha raccontato di aver cominciato a pensare a un intervento di Gamberale nella ricapitalizzazione della Sea e di aver avviato colloqui in questa direzione. «Conosco Vito Gamberale da molti anni, ben prima del mio arrivo in Sea nel 2006.
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