Vendono le azioni Sea E intanto Malpensa perde altri cento voli

Vendono le azioni Sea E intanto Malpensa  perde altri cento voli

Un conto sono gli incassi futuri, per ora teorici, un altro sono le perdite, reali. Un conto sono i soldi che si prevede di guadagnare con una quotazione ancora sulla carta, un altro i voli cancellati. Insomma, mentre il Comune pensa a vendere la Sea, società che gestisce gli aeroporti lombardi, Malpensa perde quota e pezzi.
Air One, controllata di Alitalia, ha annunciato la cancellazione dei voli per Bari, Brindisi, Palermo e Londra. E ancora una volta ci si chiede se il bistrattato aeroporto è destinato a risorgere, come annunciato dal governo, o ad arrancare, come sembra dagli ultimi cento voli alla settimana soppressi. Da qui l'allarme dei sindacati. «L'aeroporto di Malpensa - commenta Walter Galbusera, segretario Uil - è ormai vittima, per diverse ragioni, di un processo di ridimensionamento sistematico. Se non si invertirà rapidamente questa tendenza, arriveremo ad una gravissima crisi di Sea con buona pace di tutti coloro che si stanno affannando attorno all'ingresso in borsa della società senza porsi il problema del progetto industriale futuro o di quegli amministratori del territorio che sembrano risiedere in altre parti d'Italia». Poco importa, secondo il sindacalista, se la recente decisione di Alitalia sia dovuta alla necessità di disporre dei vettori per garantire la linea Roma-Catania, che passerebbe da Wind Jet ad Air One. «Il risultato - incalza Galbusera - è che un centinaio di voli alla settimana, che viaggiavano con un tasso di saturazione del tutto soddisfacente, scomparirebbero da Malpensa. Arriverà qualcuno a coprire il vuoto che si è creato? Il rischio che si corre è l'allungamento della lista dei cassaintegrati della Sea Handlig. Collocare in borsa la Sea è del tutto legittimo ma sarebbe altrettanto doveroso, per evitare amare sorprese, prendere tutte le decisioni necessarie per difenderne il valore».
La Uil sprona il sindaco Pisapia a «fare il punto della situazione complessiva coinvolgendo anche gli interlocutori interessati, comprese le organizzazioni dei lavoratori, per un'occasione di riflessione» sul futuro (reale e non solo in Borsa) dell'aeroporto.
Non basta l'approvazione della vendita ma viene chiesto di pensare al futuro degli scali andando oltre il documento con cui si rende ufficiale la quotazione del 25% di Sea. Da chiarire, inoltre, anche la posizione della Provincia che, entro il 10 ottobre (giorno dell'assemblea della società), deve sciogliere le riserve sulla quotazione o meno del suo 14,56% delle azioni assieme al 54,8% di Palazzo Marino.
Qualche incognita, a dir la verità resta anche in Comune. La Lega, in vista del voto in Consiglio della prossima settimana, ammette le sue perplessità: «Di principio - spiega il capogruppo Matteo Salvini - sono d'accordo sul fatto che occorre investire su Malpensa. Sarei d'accordo sulla quotazione, a patto però che i quattrini ricavati non servano a finanziare la campagna elettorale di Pisapia. Se vendere un pezzo di aeroporto dei milanesi serve a fare gli interessi di Pisapia, allora non sono d'accordo».
Intanto i conti non tornano al vice presidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato: l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci aveva dichiarato di non voler utilizzare i soldi della vendita di Sea per l'acquisto delle metropolitane.

«Ma illustrando la delibera di riequilibrio di bilancio - fa notare De Corato - emerge che i 300 milioni necessari per il metrò vanno individuati negli introiti delle alienazioni patrimoniali o altre entrate di natura straordinaria. Tabacci deve quindi fare dietrofront».

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