Cronaca locale

La vera storia Mary poppins

Era piccolina ma tutto d'un pezzo e aveva un sorriso che sembrava uscire, come la borsa senza fondo o l'ombrello che vola, dalle storie portentose di Pamela Lyndon Travres. Tina Centi, come Mary Poppins, non apparteneva al suo tempo, non era una maggiorata, non era un'urlatrice, era pure laureata in giurisprudenza quando solo quattro ragazzi su cento andavano all'università e solo il due per cento delle ragazze arrivava alla fine degli studi. Apparteneva già al tempo di tutti anche se ancora non lo sapeva. Se oggi cantate «con un poco di zucchero e la pillola va giù» o «supercalifragilistichespiralidoso» e se lo cantano i vostri figli e i vostri nipoti è perché lei le ha cantate per prima come tutte le canzoni della tata più famosa del cinema. É lei che ha dato voce a Julie Andrews, quando anche le canzoni dei film e non solo i dialoghi venivano doppiate: era l'unica doppiatrice ingaggiata solo per cantare. E non bastava avere una bella voce, bisognava andare a tempo con i movimenti labiali dell'attrice, entrare nei suoi respiri: «Ricordo mamma in cucina - racconta la figlia Nicoletta, medico all'ospedale di Monza - con questo registratore a bobina bianco enorme, che si esercitava sulla musica del film prima di andare in studio di doppiaggio». Doppiare per lei era come danzare, tenere il tempo e volteggiare. E tutto doveva essere perfetto.

Pensare che alla musica arriva per caso. «La iscrissero senza che lei volesse a un concorso di canto per la Rai - spiega il marito Franco Rossi - lei partecipò e lo passò. Erano gli inizi degli anni Cinquanta e uno dei suo maestri fu Armando Trovajoli». Le dicono: «Lei ha una voce molto radiofonica, però si sente che non ha mai studiato canto; torni a settembre che le facciamo un corso». Impara in fretta e cammina veloce. Fa molta radio: non si registra nulla, si va sempre in diretta: «Così quando qualcuno stonava, Trovajoli si levava la scarpa e la tirava addosso al malcapitato». Nasce a Macerata per caso, il papà siciliano è funzionario delle Poste, a due anni si sposta a Roma. Educazione all'antica: papà la manda in trasferta solo accompagnata da mamma. Al doppiaggio la inizia il maestro Brandi. Diventa la Audrey Hepburn di My Fair Lady, la Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente, la principessa Aurora in «La bella addormentata nel bosco», Wendy in «Le avventure di Peter Pan. Fa cantare in italiano Debbie Reynolds, Vanessa Redgrave, Leslie Caron, Lana Turner. Ma è Julie Andrews, Mary Poppins appunto, quella che ama di più: «La diva le scrisse anche una lettera: mi hai doppiato in maniera meravigliosa, buona fortuna Tina». Non le piace mettersi in mostra. Racconta il marito: «Mi proibiva di dire che era lei la voce di Mary Poppins. Io, sa, sono un romanaccio, avessi avuto la voce di mia moglie mi sarei esibito in tutte le piazze. Lei invece no. Andavamo nei villaggi vacanze e solo perchè io rivelavo chi fosse la invitavano a cantare. E lei mi guardava storto». Erano gli altri a raccontarla: «Nei saloni della scuola delle suore dove studiavamo a Santa Maria Bambina - spiega Nicoletta - hanno proiettato i film di mia madre decine di volte. Erano le suore a raccontare ai miei compagni di lei, mai noi». Odiava i compromessi: «Era integerrima. Raccontava che nel mondo dello spettacolo se volevi far carriera dovevi chiudere un occhio. Il Me Too non è certo un'invenzione di oggi». Per questo preferiva doppiare: «Perchè lì vai avanti per meriti. O sei brava o niente».

Lasciò Roma e il suo mondo per trasferirsi a Milano nel 1972. «Abitavamo in piazza De Angeli poi dopo dieci anni ci trasferimmo in una villetta a Trezzano sul Naviglio». Cantava solo per le sue bambine, Nicoletta e Claudia, Papaveri e Papere, I pompieri di Viggiù». Cantò anche all'inaugurazione del convento di Pietrelcina. Ricorda il marito: «Visitammo la cella di Padre Pio, lui ci diede la mano e disse: siete bellissimi».

Padre Pio e Mary Poppins. Detta così sembra una magia

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