Cronaca locale

Quel viaggio è un capolavoro. Ecco i maestri del vedutismo

Le Gallerie d'Italia di Milano inaugurano una prestigiosa mostra con cento opere da musei europei e collezioni private

Quel viaggio è un capolavoro. Ecco i maestri del vedutismo

Una volta tanto, anche sotto la Madonnina, ai titoli altisonanti fanno eco i capolavori. E per gli appassionati d'arte (non solo antica) si conferma imperdibile la mostra che le Gallerie d'Italia dedicano da oggi ai due più blasonati maestri del vedutismo settecentesco: Canaletto e Bellotto. Le cento opere esposte nei grandi saloni della sede museale di Intesa Sanpaolo sono infatti degne di una mostra internazionale, sia per la qualità sia per le sorprese di una raccolta proveniente in gran parte da collezioni private oltre che da musei europei, come la Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda e lo Zamek Krolewski di Varsavia.

Due città del vecchio continente, queste, che hanno rappresentato tappe miliari per la vita di Bellotto, conteso almeno quanto lo zio dalle corti e dai collezionisti europei. Una mostra importante, quella che apre al pubblico oggi, anche perchè occasione inedita per un confronto tra due artisti, parenti e figli della medesima bottega, spesso oggetto di diatribe critiche sia per quanto riguarda le attribuzioni sia per un ipotetico (e forse impossibile) giudizio sul primato tecnico. E aldilà delle ovvie analogie sulla grande lezione prospettica delle celebri vedute veneziane, l'esposizione evidenzia anche fortemente le differenze tra l'allievo (Bellotto) e lo zio maestro (Canaletto), aggiungendo un tassello alla tesi che vede il primo quasi superare il secondo nell'espressione di una pittura più lirica e incisiva. Un esempio interessante sta nell'accostamento in mostra del dipinto di Bellotto intitolato «Il molo verso ovest con la colonna di San Teodoro» (mai esposto prima al pubblico) con l'omonima opera di Canaletto proveniente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco.

Non è l'unico caso in cui l'opera del Bellotto risalta per intensità pittorica, profondità delle ombre e brillantezza luministica. Per il resto, il percorso invita il pubblico - con disegni e documenti - ad immergersi in una tecnica «fotografica» che rappresentò icona irresistibile del Viaggio in Italia di nobili e borghesi di tutta Europa. Soprattutto inglesi che, trascinati dall'appassionato mecenate Joseph Smith, si contendevano le commissioni dei due veneziani. Di certo i collezionisti stranieri trepidarono per loro più dei critici nostrani ancora legati all'immaginario barocco, e che guardavano con un po' di snobismo quegli «iperrealisti» che si servivano della camera ottica per ricalcare le immagini. Ed ecco in mostra anche il sofisticato strumento messo a punto da Canaletto per abbozzare quelle vedute solo apparentemente realistiche, di fatto raffiguranti prospettive ben più ampie rispetto a quelle visibili da occhio umano, quasi in un'antesignana versione dell'obbiettivo grandangolare. Esposta anche una parte della più immensa biblioteca d'artista della storia, quella di Bellotto appunto, considerato a buona ragione «il più europeo» dei vedutisti.

E di lui, per la gioia dei milanesi, è esposta una veduta incredibilmente inedita del Castello Sforzesco visto dalla piazza d'armi, un'opera che testimonia l'originalità di un artista più coraggioso che piacione.

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