Un viaggio Permanente nella Milano degli artisti

Una mostra racconta la collezione dell'ente morale fondato nel 1883 Ottanta opere tra dipinti, sculture e disegni firmati Carrà, Tadini&C

C'è sempre qualcosa che ti colpisce, quando entri nella sede del Palazzo della Permanente, al civico 34 di via Filippo Turati. Forse è l'imponenza dell'edificio progettato da Luca Beltrami, razionale e austero. Forse la storia stessa dell'ente, che per i documenti nasce ufficialmente nel 1883, dalla fusione di due precedenti società, la Società per le Belle Arti e la Società per l'Esposizione Permanente di Belle Arti di Milano, sullo slancio del successo dell'Esposizione Industriale Italiana tenutasi a Milano in quel tempo. L'idea è innovativa e – tramite regio decreto – prende forma: offrire una sede per organizzare esposizioni di artisti contemporanei, sostenendone anche la vendita. È il modello che va per la maggiore in Europa, in quegli anni e Milano non fa eccezione, tanto che il palazzo di via Turati diventa luogo amato da artisti, mercati, uomini di cultura. Tutti soci della Permanente, pronti a mettere anche le mani nel portafogli, per tenerla in vita. Una cosa modernissima, che oggi parrebbe irrealizzabile, perché rendono meglio le fondazioni o i musei privati. Nemmeno i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale smorzarono gli entusiasmi dei soci della Permanente: il palazzo, gravemente danneggiato, è ricostruito e riprende la sua attività espositiva con mostre di Medardo Rosso, Segantini, Fattori, Lega, Boldini, Campigli, Martini e tanti altri. Questo il passato remoto. Poi c'è il passato prossimo, quello della Biennale Città di Milano e alcuni premi come il Fornara e il Bagutta-Orio Vergani per le arti. Ma anche, negli ultimi decenni, di ristrettezze dei bilanci, di difficoltà e della necessità di un rilancio. Ci sono state alcune ombre, nella storia della Permanente: l'arte contemporanea di oggi segue logiche molto diverse da quelle d'un tempo. Cambiano gli spazi di aggregazione, il modo di promuoversi. La Permanente ha dovuto imparare a togliersi un po' di dosso quell'aria paludata, ha dovuto mettere a bilancio l'affitto dei suoi spazi per non sprofondare nei conti. Eppure negli ultimi anni, il museo è riuscito a incrementare la sua collezione di opere, grazie a lasciti e depositi, come il corpus dello storico dell'arte Mario De Micheli. Una ventina di selezionati «Disegni della resistenza» della collezione sarà ora esposta al pubblico: l'occasione è la mostra, curata da Rosella Ghezzi e Chiara Vanzetto, «La Permanente. Una storia milanese». Le ampie sale del palazzo di via Turati saranno punteggiate da una selezione delle oltre quattrocento opere tra sculture, dipinti, disegni e grafiche di proprietà del museo. Un viaggio attraverso un'ottantina di opere per raccontare un secolo di arte italiana, dai primi del Novecento a oggi e di come la storia della Permanente sia legata agli artisti che hanno vissuto a Milano.

Spiccano i lavori di Carrà, Fontana, Martini, Paladino, Pomodoro, Rosai, Schifano e Tadini. Non si può parlare di questa mostra e della storia presente della Permanente senza ricordare Alberto Ghinzani, direttore dell'ente, scomparso lo scorso aprile a 76 anni, scultore attento e sensibile.

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