(...) e gli insorti arrivarono a impadronirsi delle chiavi della prima autopompa arrivata sul posto. Così, mentre le fiamme continuavano indisturbate a levarsi, si rafforzava l'immagine di via Gola come una sorta di enclave illegale, un posto - a ridosso dei Navigli della movida - dove le leggi e lo Stato non hanno diritto di entrare.
Anche per questo Procura e Questura hanno deciso di fare il possibile per non lasciare impunita la sarabanda di via Gola. Inchiesta ostica, per alcuni aspetti. Le telecamere piazzate sulla strada sono risultate praticamente inutili per dare un nome agli incendiari e quasi impensabile era sperare in qualche testimonianza dagli abitanti del quartiere. Sono stati però gli stessi autori dell'impresa a autodenunciarsi, postando una serie di video in cui si immortalavano sia mentre appiccavano l'incendio sia quando attaccavano i vigili del fuoco. Da quei video la Squadra Mobile diretta dal vicequestore Marco Calì ha potuto muovere i primi passi. Da un volto si è passati a un nome, da un nome ad un altro. E così il cerchio ha iniziato a stringersi intorno a un gruppo di una decina di persone, tutte abbastanza note nel mondo parallelo di via Gola, dove l'occupazione abusiva delle case popolari ha raggiunto livelli record e ha radunato in zona irregolari di ogni provenienza. Sono loro, i membri e i supporter dei Gola's Locos, a essere stati individuati come i protagonisti dell'incendio e dell'attacco. Alcuni di loro si sono fatti riprendere mentre sventolavano pistole davanti alle fiamme: semplici scacciacani, ma identiche ad armi vere.
I rapporti della Mobile sono arrivati sul tavolo di Paola Pirotta, il pm che segue l'inchiesta insieme al coordinatore dell'antiterrorismo Alberto Nobili. È stato subito abbastanza chiaro che, per quanto simbolicamente gravi fossero stati i fatti di Capodanno, nessuno dei reati commessi avrebbe giustificato il carcere per gli indagati. Ma una operazione che desse ai responsabili e ai potenziali imitatori un segnale di presenza dello Stato era necessaria. Così ieri, due ore prima dell'alba, nove indagati sono stati «sbrandati» nelle loro case, perquisiti, portati in questura. Rispondono di furto, incendio doloso, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, lancio di oggetti pericolosi.
Ma chi sono, da dove spuntano? Nessuno di loro ha un cognome italiano, anche se tre hanno il passaporto della Repubblica. Alcuni abitavano fino a ieri mattina in tre appartamenti occupati abusivamente in via Gola e in via Picchi che ora sono stati sgomberati e murati. «Non appartengono ai centri sociali e non ci risultano collegamenti col racket degli alloggi», spiegano gli investigatori. Ma il pm Alberto Nobili aggiunge che «anche se apparentemente si tratta solo di balordi, le indagini continuano per capire se una sorta di regia li abbia usati per contrastare la presenza dello Stato in via Gola». E le indagini proseguono anche per dare un nome ad altri protagonisti del Capodanno di fuoco: nel corso delle perquisizioni di ieri mattina sono stati sequestrati diversi smartphone, con in memoria altri filmati realizzati durante l'incendio.
Per i tre inquisiti under 18 il fascicolo passa alla Procura per i minorenni.
Ma uno dei Gola's Locos non potrà assistere al processo a suo carico: si tratta di un brasiliano entrato in Italia clandestinamente che nelle prossime ore dovrebbe essere caricato su un aereo e rispedito in patria.Luca Fazzo
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