Un videomessaggio postato su Youtube, per raccontare al popolo della rete perché ha deciso di candidarsi e quale è il programma della futura giunta lombarda. Gabriele Albertini (nella foto) sembra convinto della scelta di scendere in campo, nonostante la difficoltà al centro, dopo che l'Udc ha già detto di preferirgli Ambrosoli.
Classe 1950, sindaco di Milano per nove anni, dal 1997 al 2006, si lancia nella campagna elettorale via internet con la spilla dei carabinieri sul bavero della giacca, la cravatta verde e un'ampia rassegna di libri lumbard alle spalle, dai Camuni all'agro bresciano fino al palio di Legnano. Parla della lista che lo sosterrà: «Sarà composta per l'80 per cento da esponenti della società civile e per il 20% da amministratori locali che hanno ben operato, ma lasciati ai margini dai partiti tradizionali».
L'ex sindaco vuole passare al vaglio i candidati, come aveva già fatto prima delle comunali del 1997: «A tutti chiederemo di sottoscrivere un severo codice etico». E non è tenero con i partiti che pure dovrebbero sostenere la sua candidatura: «Abbiamo inaugurato il cantiere di una grande lista civica perché la Lombardia vuole un governo di lombardi e per i lombardi, non di figure nominate dai partiti».
Non è spaventato dalla sfida tra liste civiche che lo attende a sinistra, dopo che Umberto Ambrosoli ha sciolto le riserve e si è offerto di candidarsi, anche lui supportato da una lista civica: «Sono contento che anche Umberto Ambrosoli abbia scelto una strada non diversa. È una persona che stimo, degno figlio del grande italiano che fu suo padre. Questa è la campagna elettorale che, per parte mia, desidero fare. E che faremo... spero senza eccezioni». Insomma, un clima di appeasement, senza colpi bassi. Gabriele Albertini, pur supportato da Roberto Formigoni che lo propone da tempo come candidato, non ha timori a parlare di un sistema sanitario perfettibile: «La sanità lombarda è eccellente. Ma è un modello da migliorare dal punto di vista dell'efficienza e della trasparenza con gli stessi criteri delle società quotate in borsa». Obiettivo finale: «Costruiremo un sistema che sia limpido e offra a tutti le miglior prestazioni».
L'europarlamentare ricorda il programma di privatizzazioni portato avanti dalla sua giunta e propone per il futuro una netta distinzione tra chi ha il compito di fare le regole e chi invece ha quello di gestire: «Il dirigismo e l'eccesso di burocrazia sono nemici dello sviluppo. Non siamo tifosi del privato contro il pubblico. Ma se il pubblico gestisce e fa le regole assieme, nascono conflitti d'interesse e si dà spazio all'opacità».
Tre le parole d'ordine del candidato: intraprendenza, responsabilità e cuore. Senza niente da invidiare agli americani e con il gusto di dirlo in milanese: «New York è la città che non dorme mai, ma in Lombardia e a Milano se sta mai coi man in man». Una sfida alla Lega nell'idioma del luogo.
La prossima settimana potrebbe essere importante per le decisioni da prendere all'interno del centrodestra. Fino ad oggi l'attenzione dei vertici del Pdl è stata concentrata sulle primarie nazionali, ma gli occhi adesso si sposteranno sulla Lombardia. In viale Monza si osserva che non è il caso di fare scelte premature e che la candidatura di Albertini non ha coagulato intorno a sé sostegno, se non nell'ala formigoniana del Pdl.
Inoltre rimane l'ostilità della Lega. L'Udc sembra aver scelto Umberto Ambrosoli («un candidato coi fiocchi» l'ha definito il leader del partito, Pierferdinando Casini).
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