«Violenti e spacciatori» Ecco chi sono gli abusivi che ospitiamo in hotel

«Violenti e spacciatori» Ecco chi sono gli abusivi che ospitiamo in hotel

Alberghi di periferia ad una stella, prenotati dal Comune per quattro notti allungabili ad una settimana: non è certo lussuosa la sistemazione provvisoria per gli abusivi sfrattati dalle case Aler che venerdì scorso avevano occupato l’assessorato al Demanio, spalleggiati dal centro sociale Il Cantiere. Ma il trattamento riservato agli ex occupanti sta ugualmente sollevando un vespaio di polemiche nel mondo che sostiene la giunta Pisapia. Dall’ultrasinistra piovono critiche sulla giunta (e contumelie a Paolo Limonta, «spalla» del sindaco) rea di avere fatto sloggiare gli abusivi. Ma nel popolo arancione c’è anche chi invita alla mano dura contro il gruppetto: perché i protagonisti della vicenda non sarebbero normali senzatetto costretti ad occupare un alloggio sfitto per dare una casa ai loro figli, ma professionisti dell’abusivismo, protagonisti di prepotenze di ogni genere nelle case popolari in cui si sono andati a piazzare.
Ecco, per esempio, il racconto di una militante di sinistra che ha avuto la sfortuna di averli come vicini di casa: «Io non difendo "chiunque" occupi una casa oggigiorno. Poi ti trovi a dover navigare nella merda che li produce e riproduce, certi “occupanti”. I ragazzi (quelli del “Cantiere”, ndr) si sono inteneriti al pensiero che quelle 4 famiglie avessero 10 figli. Ma dimmi, se ci abitassi accanto tu, e sentissi ogni sera quei figli strillare per le botte che prendono, a man bassa, loro e le loro madri. Se vedessi poi di giorno quegli stessi figli pestare a loro volta altri bambini, i più piccoli, i più fragili o magari solo perché neri... Se li dovessi fermare tu, con le tue mani, mentre prendono a sassate la matta del villaggio (che poi é una maestrina diventata “matta” dopo uno stupro di gruppo, sotto casa ovviamente), e li vedessi spaccare i pochi arredi comuni per pura noia esistenziale, devastare proletariamente il verde pubblico, rubare il motorino del vicino e la tua bici, quella che avevi comperato risparmiando con tanta fatica. Dimmi, se vedessi tu, con i tuoi occhi, una famiglia che occupa 4 appartamenti quando chi è meno arrogante vive in un bilocale anche in sei, mentre qualcun altro invece aspetta da quindici anni l'assegnazione. Se poi dovessi sorbirti tu, nel cortile dove abiti, i loro “movimenti” notturni 360 giorni all'anno, lo spaccio, i tossici, le donne vendute tanto al pezzo per pagarsi una dose. Se fossi davvero tu il testimone di queste vite sprecate in uno squallido quartiere di periferia, ti sentiresti davvero così solidale?».
Sul versante opposto, la giunta si trova a fare i conti con la sinistra antagonista che ha sposato la causa degli occupanti. Paolo Limonta ha cercato di spiegare a questo mondo la linea del Comune, parlando della presenza della mafia all’interno delle case popolari, e rimbrottando il centro sociale che sostiene gli abusivi: «Da qualche tempo a questa parte mi sembra che i ragazzi del Cantiere si siano convinti di essere gli unici difensori dei deboli e degli oppressi a Milano e questo li porta, spesso, a esagerare nei toni e nei comportamenti», ha scritto Limonta sul sito radicale Indymedia.

Poco conciliante la risposta dei «duri» al consigliere del sindaco, che viene sommerso di insulti irriferibili e anche di minacce: «Ma se è dal 1977 che Limonta se la fa con gli sbirri. Gli è andata bene al convegno di Bologna che gli autonomi non l'abbiano sprangato. Peccato. Ma si può rimediare».

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