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DOPO IL VOTO

«Se li consegniamo alla sinistra, non li riprendiamo per vent’anni». La frase sintetizza bene il clima che circola ai vertici regionali del Pdl, dove l’uscita di voti moderati o ex azzurri doc in direzione di liste civiche e grillini non è certo passata inosservata. Mario Mantovani, coordinatore regionale del Pdl, in un’intervista ha parlato di sintonia e possibili punti di contatto tra le proposte del Movimento Cinque Stelle e l’ala ex azzurra meno entusiasta di tessere e rituali di partito.
Mantovani non ha escluso di sostenere il candidato Cinque stelle a Garbagnate. Ma anche in altri comuni del Milanese i segnali di fumo continuano. A San Donato sono stati avviati contatti tra grillini e Pdl. A Sesto San Giovanni la candidata del Pdl, Franca Landucci, annuncia un incontro con Serena Franciosi, la donna scelta dal Movimento Cinque Stelle per la sfida elettorale. I grillini hanno lasciato mani libere dappertutto ai propri elettori, ma i colloqui non si fermano.
«Ci incontreremo sicuramente, pur nella consapevolezza delle nostre diverse posizioni» spiega la candidata Franca Landucci, docente alla Cattolica oltre che capogruppo uscente del Pdl in consiglio comunale. «Serena Franciosi è una persona carina, disponibile, interessata al bene comune, sicuramente in buona fede. Il mio nipotino ha la stessa età di sua figlia, ci conosciamo personalmente». Aggiunge Landucci: «Naturalmente stiamo cercando contatti e approfondimenti in primo luogo con il voto moderato che ci è più vicino, quello che è andato alle liste civiche». Alle amministrative, si sa, spesso le scelte sono dettate da considerazioni personali ben più che alle politiche, dove i partiti di appartenenza hanno maggiore peso.
Mantovani, il giorno dopo, racconta di aver ricevuto «un sacco di messaggi positivi, dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna, a partire da Rimini». E aggiunge: «I grillini rappresentano un sentimento molto diffuso tra gli elettori del Pdl. E c’è da capirli: si sentono schiavi del teatrino della politica che noi stessi vorremmo combattere senza riuscirci».
Il coordinatore regionale del Pdl insiste nella sua analisi del voto, per cui il problema è di buongoverno e non di candidati: «In Lombardia, nei luoghi in cui abbiamo ben governato, abbiamo tenuto. Ad Erba siamo al 35%, a Magenta al 33%, a Melegnano al 32%. Dove si è governato bene, l’elettore del Pdl non ha cambiato bandiera».
Anche Roberto Formigoni, pur insistendo sulla necessità di riforme nella politica, torna a sottolineare come il voto in Lombardia sia andato per il Pdl molto meglio che altrove. Sottolinea come nella sfida tra Pdl e Lega, a vincere sia stato il Pdl. «Non mi sembra che la decisione della Lega di andare da sola le abbia portato grande fortuna: hanno perso molto più di noi, se insistessero nel separarsi da noi ulteriormente non porterà fortuna» dice Formigoni. E aggiunge: «Lavoriamo alla costruzione di uno schieramento che mette insieme tutti i moderati italiani e che faccia il patto anche con la Lega. Questa è la nostra proposta politica ma dobbiamo essere d’accordo tutti per realizzarla».
Più critico l’ex coordinatore regionale del Pdl, Guido Podestà. «Non è questione di dire che abbiamo sbagliato il candidato o che un sindaco non ha lavorato bene - dice il presidente della Provincia -. Si tratta di una crisi generale, nel Paese e in Lombardia». Conclusione: «O l’analisi è precisa e feroce o non possiamo certo pensare di riuscire a intercettare, anche in futuro, il consenso di quella grande area di moderati e riformatori per i quali noi dovremmo essere l’espressione più propria».
Nell’analisi del voto si segnala un botta e risposta tra i colleghi di partito Stefano Carugo (che aveva lamentato la batosta a Monza) e Roberto Alboni, ex An, vicecapogruppo del Pdl in consiglio regionale e coordinatore vicario del Pdl Monza e Brianza.

«Per il collega Carugo c’è la massima stima, ma se analizziamo il risultato del Pdl, Monza non è certo la città che ha subìto più di altre un calo di consensi, anzi». L’invito è a cambiare: «Da oggi più che mai ritengo fondamentale lavorare tutti “pancia a terra” e portare ognuno il proprio contributo al nostro candidato, che era e rimane Andrea Mandelli».

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