Dal voto di Milano ai collegi La sinistra adesso teme il "ko"

Periferie arrabbiate, in bilico anche il seggio del centro Così il Pd nelle sfide uninominali rischia il «cappotto»

Dal voto di Milano ai collegi La sinistra adesso teme il "ko"

Meno di 8 settimane al voto politico. Con 151 seggi da assegnare fra Camera e Senato, la Lombardia sarà l'ago della bilancio della sfida politica del 4 marzo e il centrodestra vede la possibilità di un «cappotto» lombardo.

LE REGOLE

Dopo l'introduzione della nuova legge elettorale, il cosiddetto «Rosatellum», e dopo l'intervento dei servizi studi, degli statistici e delle commissioni parlamentati, con decreto sono stati definiti 55 collegi uninominali e i 96 posti da ripartire con criterio proporzionale nelle circoscrizioni (quattro alla Camera) in cui concorreranno le liste di partito.

I SONDAGGI

Gli «sherpa» dei partiti sono al lavoro per studiare il possibile esito del voto, incrociando i sondaggi con i dati delle ultime consultazioni elettorali. Nelle valutazioni che circolano negli ambienti di partito, il dato di partenza attuale è la grave difficoltà che in termini di consensi sconta il Pd, il partito che ha vinto le ultime elezioni politiche, seppur di poco, ha stravinto le Europee e a Milano ha conquistato il Comune, ormai quasi 2 anni fa. Il «vento», come hanno confermato il referendum e poi le Comunali 2017, ora è cambiato. E in più il Pd oggi paga una scissione a sinistra che potrebbe fargli molto male, sopratutto nelle realtà in bilico.

I SEGGI DI MILANO

Il mattoncino che misurerà l'esito della sfida sono i collegi uninominali della Camera, che corrispondono ai vecchi collegi senatoriali del '93. Nelle tabelle allegate alla nuova legge elettorale sono 5 i collegi milanesi, con un pezzo di città (il vecchio collegio 6) inserito anche nell'attuale collegio Sesto San Giovanni-Bresso. Milano è divisa fra 5-6 collegi cittadini, i Municipi sono nove, non c'è dunque corrispondenza fra collegi e Municipi.

I COLLEGI PIÙ PERIFERICI

Il collegio 9, come detto, oltre ai Comuni di Bresso e Sesto comprende anche i quartieri milanesi di Niguarda, Bicocca e viale Monza. L'8 comprende i popolosi quartieri di Baggio, Lorenteggio, Quinto Romano, Gallaratese, Bovisa e Quarto Oggiaro. Nel collegio 11 stanno zone occidentali più limitrofe al centro, come Navigli e San Siro; nel collegio 13 ricade un altro pezzo di semi-centro: da Porta Romana a Città Studi, da Buenos Aires a Loreto, mentre il 14 è il collegio dei quartieri Stadera, Rogoredo e Lambrate. Le periferie

IL CENTRO E LA ZONA 1

Lo sfasamento fra collegi e Zone vale anche per il collegio Milano 12, il vecchio Milano 1 (il centro) che ha una storia tutta particolare. Da seggio sicuro per il centrodestra, negli anni in cui le periferie e l'hinterland guardavano ancora a sinistra, il centro di Milano negli ultimi anni ha cambiato volto. Si è visto bene a partire dalle elezioni politiche del 2013, quando Mario Monti con la sua «Scelta civica» toccò il picco di un impensabile 25%. Quell'elettorato che aveva premiato il senatore a vita, alle Europee del 2014 si spostò quasi interamente sul Pd di Matteo Renzi, che allora coltivava il sogno di un «Partito della nazione» capace di sfondare al centro. Una bella fetta di quell'elettorato di opinione ora potrebbe tornare a votare centrodestra. Non solo, il collegio Milano 12 comprende il centro ma va oltre, verso una parte del municipio 8. Tutti i collegi dunque sono contendibili, e le speranze del Pd, oltre che al centro in bilico, potrebbero essere limitate al collegio 13 e a quello Sesto-Bresso.

IL CENTRODESTRA

Il tridente Forza Italia-Lega-Fdi conta di portare a casa i collegi più periferici, soprattutto il 14, che abbraccia tutta la corona sud-orientale della città, ma anche l'8 e l'11. Certamente, per farlo dovrà battere la città strada per strada, voto per voto come la coordinatrice di Fi Mariastella Gelmini ha mostrato alle Comunali dello scorso anno.

E anche per questo, nei collegi in bilico, potrebbe essere schierati uomini del territorio - per Fi si parla di consiglieri comunali come Fabrizio De Pasquale o Pietro Tatarella, sindaci come Graziano Musella o presidenti di zona come Marco Bestetti.

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