Weisz, eroe del calcio (e della Shoah)

Scoprì Meazza e fu il primo allenatore nel '29 a vincere lo scudetto con i nerazzurri. Morì ad Auschwitz

Fu lui a scoprire «Pepin» Meazza sul prato dell'Arena. E fu sempre lui nel 1929 a vincere sulla panchina dell'Internazionale, che allora si chiamava Ambrosiana, il primo campionato a girone unico del nostro Paese, il «mister» più giovane di sempre ad aggiudicarsi un Tricolore. A soli 34 anni Arpad Weisz, ungherese di origini ebraiche, era già un mito. Passò poi a Bologna, e anche lì raccolse trofei, tra cui nel 1937 il Trofeo Expo di Parigi (la Champions di oggi) battendo 4 a 1 il Chelsea. Era un allenatore popolarissimo. Una popolarità che venne spazzata via dalle leggi razziali, dalla persecuzione, dallo sterminio. Rifugiato in Francia prima e poi in Olanda, Weisz fu infine arrestato e deportato ad Auschwitz, dove morì nel 1944. Insieme a lui vennero uccisi la moglie e i figli di 8 e 10 anni. Ma la storia, la sua storia, continua. E l'Arena Civica di Milano ospiterà, domani la terza edizione del torneo di calcio a lui intitolato. Sarà una giornata speciale per dire no al razzismo e alla xenofobia. Nello sport ma non solo. Il Trofeo Weisz riconosciuto dalla Federazione italiana gioco calcio e da quella ungherese vedrà sfidarsi gli allievi di Bologna, Milan, Inter e Dktv Miskol e vede il patrocinio dei comuni di Milano e Bologna. Sarà presente anche la Caritas con una delegazione dei richiedenti asilo.

Ma non sarà solo una giornata di calcio anche se Weisz era un uomo di calcio e la sua storia, prima che si interrompesse, è stata una storia di calcio. L'allenatore ungherese è suo malgrado diventato anche uno dei simboli della persecuzione nazista. Così per tutta la giornata l'Arena Civica ospiterà una mostra sulla sua vita con le tavole del disegnatore Matteo Matteucci ma soprattutto, per la prima volta dal Dopoguerra, si potrà ammirare il volume «Il Giuoco del Calcio» di cui Weisz fu co-autore con la prefazione di Vittorio Pozzo, l'unico allenatore della storia a vincere due campionati del mondo, per di più consecutivi. Un libro che per anni rappresentò un punto di riferimento per i tecnici italiani che insegnavano calcio. Zona, pressing, ripartenze? Un altro mondo dove esistevano ali e semi-ali, stopper e centri-attacco: «Non è la razza né il temperamento che determinano il sistema di giuoco - si legge nel manuale - Ma razza e temperamento determiminano la velocità del giuoco. Non esistono metodi di giuoco tedeschi o latini ma solo sistemi. Quello scozzese fatto di passaggi corti e fitti e quello inglese fatto di azioni volanti e lanci lunghi...». Non è che Oltremanica sia cambiato molto ma questo era il calcio così come si insegnava quasi un secolo fa. Domattina la squadra del Dktv Miskol si recherà al Meazza per deporre una corona di fiori davanti alla targa intitolata a Weisz. Il torneo avrà inizio alle 15.45 e sarà preceduto da una sfida tra le Camere del Lavoro di Milano e Bologna.

Al termine del torneo, alle 20.45, presso la Sala Appiani, andrà in scena lo spettacolo teatrale «Shoah» di Roberto Cajafa, una originale rappresentazione di un carteggio tra ebrei tedeschi durante i primi anni del Nazismo.

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