Coronavirus

Zona rossa, multe da 400 euro. I ristoratori: "Alt nuovi locali"

Torna l'autocertificazione. Sì a ottici, tintorie e librerie. Gli esercenti inviano a Sala un piano per sopravvivere

Zona rossa, multe da 400 euro. I ristoratori: "Alt nuovi locali"

Tutto da capo. Lombardi costretti a riesumare l'autocertificazione che speravano di avere archiviato definitivamente in fondo al cassetto con la prima ondata della pandemia. Da oggi scatta la zona rossa (almeno) per le prossime due settimane, è vietato ogni spostamento in entrata e uscita dalla regione e all'interno dei Comuni, salvo che per «spostamenti motivati e comprovate esigenze», ossia motivi di lavoro, di salute di urgenza, sempre da giustificare con il modulo. I «furbetti» rischiano una multa da 400 euro (280 se si paga entro i cinque giorni). É sempre consentito il rientro al proprio domicilio, abitazione, residenza. Sono consentita l'attività motoria individuale nei pressi di casa e l'attività sportiva all'aperto in forma individuale.

Negozi chiusi, ma con una lista di eccezioni che questa volta è più lunga rispetto alla «fase 1», e ha creato qualche confusione (tra gli inclusi) e polemica (dagli esclusi). Possono rimanere aperti, «tra gli altri», alimentari, edicole, tabaccai, farmacie, parafarmacie, negozi per bambini e neonati, fiorai, negozi di biancheria, di giocattoli, di prodotti informatici, articoli sportivi, calzature, ottici, librerie, cartolerie, negozi di ferramenta, lavanderie, profumerie, parrucchieri e barbieri. L'Unione Artigiani ha già annunciato un ricorso contro l'esclusione degli estetisti. Federmoda contesta lo stop ai negozi di abbigliamento. Chi espone prodotti per adulti e bambini o abbigliamento e calzatura venderà solo la merce consentita?

Nei mercati devono restare in stand by i banchi non alimentari, anche se il Comune di Milano esaminata la situazione oggi e domani potrebbe interpretare il Dpcm in maniera più ampia».

Chiusi 7 giorni su 7 pub, bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie ad esclusione di mense e catering. Consentita la ristorazione con consegna a domicilio senza restrizioni orarie e l'asporto solo fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nei pressi del locale. I rappresentanti dei ristoratori milanesi e il Comitato Esercenti hanno inviato ieri una serie di proposte al sindaco Beppe Sala per «salvare il comparto», tra cui riduzione proporzionata del pagamento dei tributi locali all'effettiva apertura dell'attività, ripensamento della Tasi per metro quadro («va riparametrata per ogni singola zona del locale» precisa il portavoce Alfredo Zini), possibilità di rivedere il criterio delle autorizzazioni per le aperture dei pubblici esercizi nei centri urbani (legge Bersani e direttiva Bolkestein) attraverso la creazione di piani d'area che favoriscano il rapporto imprese/cittadini. Congelare nuove aperture di locali «garantirebbe una maggiore possibilità di salvare delle imprese che stanno resistendo a questa crisi». Concludono con una maggiore lotta all'abusivismo e la fissazione di un numero massimo di posti a sedere nei dehors.

Da questa mattina rimangono a casa gli studenti dalla seconda media fino all'università.

La capienza massima sui mezzi pubblici scende al 50%, già da ieri il sindaco ha sospeso il pagamento di Area C e delle strisce blu in città.

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