(...) «La sfido pubblicamente - ha detto il presidente - ci faccia gestire la Polizia locale per un mese. Se non saremo riusciti a risolvere il problema sarà colpa nostra, e si tornerà alla gestione attuale. Se invece ci riusciremo, prolungheremo questo modello. D'accordo?». Rozza non ha risposto. D'accordo con Bestetti il presidente di Zona 2 Samuele Piscina: «Da un anno - dice - chiediamo almeno di avere rapporti diretti con la polizia locale e invece ci viene negato addirittura il dialogo. Il Comune sta facendo una politica accentrativa centralista e i municipi continuano a non avere sufficienti poteri tali da dare un senso alla loro esistenza».
Al Parco delle Cave, pochi giorni fa, un incendio si è sviluppato proprio da alcune baracche abusive. Bestetti parla di «un tema legalità grande come una casa in tutta Milano». «C'è una distanza siderale fra il nostro modo di governare e il loro modo di non governare la sicurezza» attacca.
Condivide il problema sollevato anche l'altro presidente leghista, Paolo Bassi: «Per me - spiega - il problema non è solo quello dei nomadi, ma legare i comandi locali di polizia locale ai municipi. Il grosso problema, di cui non si viene a capo, è il muro fra municipi e polizia locale, una cosa incomprensibile che va contro la logica stessa dei municipi e contro una gestione efficiente della polizia locale. Io chiedo: la polizia locale funziona bene? La gente è contenta? Io - rivela il presidente di Zona 4 - ricevo molte lamentele di cittadini che dicono: Chiamo, ma non mandano i ghisa, o perché non li mandate?». «Non li mandiamo - spiega - perché non possiamo. Rassicuro tutti, non vogliamo milizie locali, non vogliamo comandare, vorremmo contribuire a un'effettiva autonomia dei comandi locali».
Stessa linea, anche se senza strappi col Comune, anche per il presidente Giuseppe Lardieri (Zona 9). «Non vogliamo fare gli sceriffi ma fare ciò che è previsto, concertazione per sapere succede. Da un po' lo chiediamo, anche se io spero che nelle sfide fra noi e il Comune non vadano di mezzo i cittadini. Noi, per esempio, vorremmo vedere se quello che abbiamo chiesto viene fatto oppure no. Se non sappiamo niente come possiamo verificare? È fondamentale sapere cosa si muove sul territorio e dare un contributo». «Io - continua Lardieri (FI) - ho intenzione di applicare, o almeno chiedere al sindaco, la Dapso cittadina per certi comportamenti. Ricordo che si va verso la città metropolitana e che la nostra elezione è stata diretta come quella dei sindaci». In Zona 9, fra l'altro, l'assessore Andrea Pellegrini testimonia che al cimitero di Bruzzano l'intervento anti-abusivismo ha funzionato: «Se si muove qualcuno del Pd loro intervengono. La gente vuole vedere il cimitero decoroso, non è questione di parte».
Molto risoluto un altro presidente di centrodestra, Alessandro Bramati (Milano Popolare). Il caso - dice - è «sintomatico del rapporto fra assessore e Municipio». «Chiedo il rispetto del regolamento» l'appello di Bramati, invece «ci è impedito di avere rapporti con i comandi territoriali di Polizia locale. Siamo stati coinvolti in lezioni di geografia per tracciare i confini di tre aree per il servizio dei Vigili di quartiere o nell'indicare parchi con criticità. Ma per fare cosa lo abbiamo scoperto solo in conferenza stampa, altro che concorrere alla definizione di obbiettivi». «Sulla possibilità di verifica dei dati - conclude - in un anno non ci è stato fornito nessun report, anzi in un incontro ci è stato pure detto dall'assessore che ci sarebbero arrivati dopo averli decifrati. Bontà sua che mette a nostra disposizione la sua intelligenza». Per il presidente di commissione Sicurezza di Zona 5, Simone Enea Riccò (Fi), il decentramento «garantirebbe il diretto monitoraggio e la più facile risoluzione della mole di reclami che riceviamo ogni giorno e che la burocrazia centralista dell'assessorato rallenta».
A sinistra il punto di vista è un altro e lo spiega il vice presidente del municipio 8, Angelo Dani, delegato alla Sicurezza: «Credo che ci siano due modi di fare politica: parlare alle pance o parlare alle teste». «Su determinate questioni connesse al decentramento e ai municipi, e il comando della Polizia locale è una di queste - spiega - occorre mantenere il comando delle operazioni accentrato. Decentrare serve solo a disperdere forze ed energie, che non sono infinite ma limitate. Un presidente di municipio dovrebbe responsabilmente parlare alle teste, non alle pance. Un presidente di municipio dovrebbe fare proposte concrete e realizzabili. Dovrebbe chiedere, questo si, di condividere una strategia comune di azione cittadina, lasciando poi la tattica a chi di competenza».
«Non si tratta quindi di lanciare sfide - conclude l'assessore Pd - ma di portare contributi. Qual è il suo contributo? Pensare di risolvere la questione nomadi con una "pattuglia dedicata" e con il governo della Polizia locale per un mese?».Alberto Giannoni
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