Miliardario assassino offre al padre della vittima 700 milioni di dollari

Settecento milioni di dollari americani per avere salva la vita. Sarebbe questa, secondo un giornale del Cairo, la cifra offerta al padre della pop star libanese Suzanne Tamim, assassinata a Dubai nel luglio del 2008, per evitare il patibolo al ricchissimo parlamentare egiziano Hishaam Talaat. L’uomo è stato riconosciuto colpevole di essere il mandante dell’omicidio della famosa e bellissima cantante e condannato all’impiccagione con sentenza definitiva. Ma nei Paesi islamici esiste l’istituto della «diyyah», un termine arabo che indica il risarcimento richiesto per rinunciare ai propri diritti: se i familiari della vittima accettano un risarcimento la sentenza non viene eseguita. Il quotidiano «Al Masri al Youm» parla appunto di 700 milioni di dollari (circa mezzo miliardo di euro). Secondo la ricostruzione fatta nel processo celebrato lo scorso 21 maggio, Hishaam Talaat, furioso per essere stato lasciato da Suzanne Tamim che era stata la sua amante per alcuni mesi, pagò due milioni di dollari all’ex agente di sicurezza Mohsen al-Sokkari perché uccidesse la bellissima trentunenne. Il cadavere della donna, massacrata a coltellate nel suo lussuoso appartamento a Dubai negli Emirati Arabi, fu ritrovato il 28 luglio 2008. Il 21 maggio scorso Talaat, convinto di cavarsela grazie alle sue altolocate conoscenze, fu condannato a morte.

E il 25 giugno il Gran Muftì (la massima autorità musulmana) Ali Gomaa ratificò la condanna capitale come prevede la legge egiziana. Talaat perse così ogni speranza di sopravvivere, tranne quella di ricorrere al «prezzo del sangue».

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