Daniele Colombo
«Allarme» aviaria: i primi risultati dimostrano che, probabilmente, parlare di «allarme» è stata unesagerazione. Nellambito del piano di monitoraggio predisposto dal ministero della Salute, infatti, si rende noto che presso il Centro di referenza per linfluenza aviaria di Padova «in relazione agli oltre mille controlli effettuati finora, è stato riscontrato un solo campione di anatra selvatica positivo al virus H5N1».
Test che sembrano dar ragione al professore emerito di biochimica all'Università di Monaco, Roland Scholz, che, con un rivoluzionario studio ha contestato la natura infettiva della Bse (una «mera ipotesi» spacciata come prova attendibile), ipotizzandone la causa nei difetti genetici dei bovini, acquisiti a causa dei troppi incroci tra consanguinei. Sistema che li ha resi più sensibili a intossicazione da insetticidi, deficienza di rame e malattie autoimmuni. Ed ora attacca chi diffonede il panico sulla febbre aviaria.
Quali paralleli vede tra la vicenda della «mucca pazza», costata alla Ue 92 miliardi di euro, e l'influenza aviaria?
«La stessa isteria. Bisogna chiedersi a chi giova».
A chi appunto?
«Può giovare a chi produce farmaci antivirali, anche se nel caso l'efficacia di queste sostanze non è stata dimostrata. Ma anche agli scienziati che seguono questo motto: "Pronostica una catastrofe globale e riceverai molti fondi per la ricerca e guadagnerai prestigio". I giornali catturano questo scenario spaventoso, uno copia dall'altro e si esagera. La popolazione viene presa dal panico, i governi devono reagire. Tanto più sono rigorose le "ordinanze" di protezione, tanto più la gente trova conferma che la sua paura è fondata. E il circolo vizioso entra in movimento».
Perché non dovremmo temere l'H5N1?
«Per essere pericoloso un virus deve essere inglobato in una cellula. Ci vuole, dunque, un'interazione tra i suoi recettori e le proteine virali. Questo virus è specifico degli uccelli. Più precisamente, attacca le cellule del sistema respiratorio del pollame. Non quelle dei piccioni, però, e nemmeno quello di molti altri volatili».
E se ci fosse un «salto» di specie?
«Tutto può succedere, anche che ci colpisca un meteorite. Ma è altamente improbabile che la mutazione di questo virus possa fare un così grande salto dagli uccelli ai mammiferi».
Eppure ci sono centinaia di casi tra gli allevatori del Sud Est asiatico...
«Con grande sicurezza posso affermare che quelle persone non sono stata infettate da questo virus».
E di cosa sono morte?
«Ciò che li ha uccisi è stato un virus influenzale specifico per l'uomo.
Cosa renderebbe la questione completamente diversa?
«Trovare nel corpo dei malati di influenza aviaria gli anticorpi dell'H5N1 e non il virus».
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