MilanoSi fa presto a dire di non far politica dentro la scuola. Il ministro dellIstruzione Mariastella Gelmini avrà le sue sante ragioni per affermarlo, ma di fatto cè un piccolo esercito formato da professori e dirigenti che la politica la fanno alla luce del sole. E non solo a scapito degli studenti che possono essere in qualche modo influenzati o peggio indottrinati, ma anche a discapito dei contribuenti. Che pagano il piccolo drappello favorendo solo i sindacati. Sono circa mille, infatti, tra maestre, professori di scuole medie inferiori e di quelle delle superiori che girano tra le aule, solo quando si ritagliano del tempo, con tanto di tessera in tasca. Sono i rappresentanti scolastici delle varie sigle sindacali più note come Gilda, Cgil, Cisl, Uil, Snals scuola. E a loro è premesso praticamente tutto. Di stare in aspettativa, in semi aspettava, in distacco, in semi distacco.
Linsegnamento? Diventa un optional che si prende e si lascia a piacimento. I diritti del lavoratori innanzitutto. Nulla da dire per carità. Il sindacato deve fare il suo lavoro se non fosse che questo andirivieni crea non poche difficoltà nella gestione delle risorse. Lo sanno bene i dirigenti che allinizio dellanno scolastico si ritrovano con qualche professore in meno da gestire. Che devono preoccuparsi di rimpiazzare in qualche modo, con supplenti più o meno stanziali. E non possono fiatare per fare obiezioni. Davanti a una tessera sindacale non si discute. Ogni regione ha la sua quota di prof da gestire, anzi pagare senza avere il piacere di vederli lavorare con le scolaresche. In Campania se ne contano 136, in Sicilia 111, in Lazio 101, in Lombardia 100, in Veneto 95, in Puglia 96, in Toscana 82, in Emilia 79, in Piemonte 56, in Calabria 43, in Sardegna 34, in Molise 13, in Basilicata e in Liguria 23, in Umbria 14. Se si fa la conta si supera di ununità il migliaio di prof. Tutti o quasi, pagati dalle scuole per fare politica e non i docenti. Ma chi li controlla questi? Nessuno, se non il sindacato. Peccato che le rispettive sigle di appartenenza si accollano solo una minima parte degli stipendi dei prof distaccati. Qualcuno potrebbe obiettare: ma perché i contribuenti devono pagare i docenti sindacalisti quando i sindacati raccolgono contributi dagli iscritti? Insomma, non se li potrebbero mantenere loro? No, perché nessuno è fesso e i sindacati approfittano di una norma di legge che permette questa distribuzione di spese sulla collettività. Nel 2008, per dare una cifra indicativa, i distacchi sindacali retribuiti nella scuola erano pari a 177.495 giornate di lavoro, che corrispondono a più quasi 15 milioni di euro. NellUniversità, la stessa voce, costava quasi 12 milioni di euro corrispondenti a 142 giornate di lavoro. Non è finita qui. Oltre allesercito dei prof con tessera, sindacati si spartiscono anche ben 131 mila ore annue, da attribuire a ogni professore simpatizzante della sigla che ne abbia bisogno. Per esempio: se un prof partecipa ad unassemblea sindacale nel pomeriggio si può far pagare dalla scuola servendosi di un permesso sindacale. Insomma, è come se venissero indennizzati dallo Stato altri 131 professori che lavorano ininterrottamente per il sindacato tutto lanno, festivi compresi.
Ma, soldi a parte, i docenti con la tessera creano disagi a livello organizzativo, Soprattutto quando gli aggiornamenti dei distacchi sindacali o delle aspettative arriva allultimo momento, cioè pochi giorni prima dellapertura dellanno scolastico. Una situazione che manda su tutte le furie il dirigente scolastico di turno. È lui a doversi accollare il disagio di rimpiazzare il nuovo mancante con un ennesimo supplente. Che si spera duri lintero anno scolastico. Ma questo privilegio di pochi è mal sopportata dai responsabili delle scuole. Anche se da quest'anno qualcosa è cambiato.
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