La famiglia Moratti entra nell«affaire Leoncavallo». Ieri mattina, prima dellincontro al Barrios sulla legalizzazione del centro don Gino Rigoldi ha ricevuto da Milly Moratti, cognata di Letizia e moglie di Massimo, la disponibilità a collaborare per la soluzione di un caso che divide la città da oltre 30 anni. In realtà Milly, rimasta fuori dal consiglio comunale (era candidata con la lista civica per Pisapia) è di casa al Leonka: aveva partecipato alla costituzione della fondazione «La città che vogliamo» nel maggio 2005 con lo scopo di raccogliere fondi per acquistare lex cartiera di proprietà del gruppo Cabassi. Attenzione, però, non si tratta di un aiuto economico, ma della disponibilità a «dare una mano qualora sorgessero dei problemi».
Il tempo stringe e sulla testa degli autonomi pende la spada di Damocle della sentenza della Corte di Cassazione che ingiunge lo sgombero dello stabile. La seconda e ultima chiamata è fissata al 10 novembre, dopodichè prefettura e questura saranno costrette a intervenire. Ma gli animi nel tempo si sono placati e lintenzione di tutti, di Palazzo Marino in primis, è di risolvere la questione quanto prima: «Entro Natale avremo la soluzione» assicura Gianni Confalonieri, direttore delle relazioni istituzionali con la città del Comune, delegato dal sindaco di portare avanti le trattative. «Il passato è passato» anche per la famiglia Cabassi, pronta a cedere la proprietà dello stabile in cambio di una palazzina demaniale - anche da ristrutturare - di pari valore. Al momento sembra che i Cabassi preferiscano lo scambio di uno stabile da ristrutturare, purchè adatto ad ospitare unattività imprenditoriale, ai diritti volumetrici su unarea messa concessa dal Comune, sistema giudicato «troppo complicato». Palazzo Marino diventerebbe così proprietario delledificio per sviluppare progetti sociali come uno studentato o un centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una parte dellarea, a fronte di un affitto da versare nelle casse comunali, resterebbe in gestione ai leoncavallini. Nel frattempo spunta unaltra ipotesi: quella del trasloco degli autonomi in unaltra palazzina demaniale, in cambio di un affitto.
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