Minacce contro «il Giornale»: sospetto antrace a Milano

Milano Il risultato delle analisi si conoscerà solo oggi, quando la busta indirizzata a Vittorio Feltri e chiusa da ieri in un’autoclave di massima sicurezza in un ospedale milanese sarà stata svuotata e la polvere biancastra che vi era contenuta sarà stata analizzata. Ma di certo c’è che intorno alla lettera anonima, destinata al direttore del Giornale e recapitata per errore ad una banca, è scattato ieri un allarme in grande stile, con la discesa in campo dei carabinieri del Nucleo Informativo di Milano, comandati dal colonnello Andrea Chittaro, dei loro colleghi del Ris di Parma, dell’Asl milanese e persino del reparto chimico-nucleare dei Vigili del fuoco.
È, in sostanza, l’apparato previsto quando ci si trova di fronte ad un sospetto caso di antrace, o in genere di attacco batteriologico. La sede della banca è stata bloccata, i dipendenti entrati a contatto con la busta messi in isolamento e trasferiti in ospedale per analisi. Tutto questo nel cuore di Milano, a partire dalle ore a cavallo della pausa pranzo di ieri.
La lettera anonima parte da Palermo il 27 gennaio e la mattina dopo è già a Milano. Ma l’efficienza delle poste si ferma qui. Perché è negli uffici delle Pt che accade l’inghippo che fa arrivare la busta all’indirizzo sbagliato. La redazione del Giornale è in via Gaetano Negri. Invece la busta arriva alla sede della Bnl Paribas, in via Dante, la grande strada pedonale che va da piazza Duomo al Castello Sforzesco. Tra le due aziende ci sono poche decine di metri, sono servite dallo stesso ufficio postale. Per un disguido, la busta per Feltri finisce nel saccone destinato alla Bnl anziché a quello per il Giornale. Se arrivasse in via Negri, approderebbe alla segreteria di redazione, dove ormai alle buste «strane» hanno imparato a fare l’occhio e ad agire di conseguenza.
Invece in via Dante il sacco con la corrispondenza viene consegnato all’ufficio posta interno della Bnl, al terzo piano dello stabile che ospita alcuni importanti reparti della banca (private banking, sgr, eccetera) per un totale di quasi duecento impiegati. All’ufficio posta, la busta viene aperta per essere smistata senza fare troppo caso al destinatario. Ma appena lacerato l’involucro, la polvere bianca investe le mani di un paio di impiegati. Altri quattro lavoratori entrano in contatto con la sostanza. Solo a quel punto guardano meglio la busta, scoprono che è indirizzata a «Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale». E capiscono di essere finiti forse in un grosso guaio. Chiamano i carabinieri. E quando i segugi del colonnello Chittaro arrivano in Bnl capiscono al volo che la cosa può essere una scemenza ma può essere anche un problema serio. Scatta l’apparato di sicurezza che fino a sera invade via Dante.
Gli specialisti in tuta bianca asettica prendono in consegna la busta, la trasferiscono all’interno di un contenitore ermetico che prende la strada dell’ospedale Sacco, il centro più avanzato per i danni da esposizione e contagio. Prima che sparisca dentro l’autoclave si fa solo in tempo ad avere la conferma visiva che all’interno c’è un foglio con un testo, ma non a leggerne il contenuto. I dipendenti della Bnl vengono portati in ospedale per esami, anche se fino al tardo pomeriggio non avevano dato alcun segnale di malessere. Ma la paura, inevitabilmente, si fa sentire. Dalla Procura arriva il pubblico ministero di turno, Cristiana Roveda.
L’augurio di tutti - e, va detto a scanso di panico, anche la previsione degli investigatori - è che le analisi questa mattina facciano suonare il «cessato allarme», retrocedendo bruscamente l’episodio dalla categoria «attacco terroristico» a quella dell’avvertimento pesante: al pari delle buste con pallottole accluse che con una certa regolarità vengono inviati in via Negri senza creare particolare scompiglio. Stavolta a fare alzare il livello di reazione è stato da un lato il disguido postale, che ha fatto arrivare la busta in mani meno abituate a questo genere di inconvenienti, e dall’altro la scelta dell’avvertimento in forma di polvere: dal 2001, quando il bacillus anthracis - il batterio che scatena la malattia - venne diffuso negli Stati Uniti in una serie di attacchi, la parola «antrace» è diventata sinonimo di attacco terroristico batteriologico.


A rafforzare la paura evocata dal bacillo, c’è l’alta mortalità presentata dall’antrace, soprattutto quando il bacillo viene assorbito non per contatto cutaneo ma per inalazione. È questo il motivo per cui, nonostante il palpabile scetticismo degli inquirenti, l’allarme intorno alla busta arrivata da Palermo non rientrerà fino a conferma ufficiale che quella polvere è semplicemente polvere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica