Le minacce dell'Iran: "Tel Aviv a fuoco se Israele attacca"

L'ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, Mohammad Khazai, ha "avvertito" che la Repubblica islamica metterà "a fuoco Tel Aviv" in caso di un attacco militare contro le proprie installazioni nucleari. "Abbiamo armi sbalorditive". Americani a processo a Teheran: si va avanti

Le minacce dell'Iran: 
"Tel Aviv a fuoco 
se Israele attacca"

New York - L'ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, Mohammad Khazai, ha avvertito che la Repubblica islamica metterà "a fuoco Tel Aviv" in caso di un attacco militare contro le proprie installazioni nucleari. "Se il regime sionista compie la minima aggressione contro il territorio iraniano, metteremo a fuoco Tel Aviv", ha affermato il diplomatico, citato oggi dall'agenzia Fars. Khazai ha aggiunto che Teheran non rinuncerà all'arricchimento dell'uranio, perché anche in tal caso, "le attività e i piani contro l'Iran non finiranno e i nemici cercheranno altre scuse ogni giorno per agire contro l'Iran".

"Armi sbalorditive" L'Iran risponderà alle sanzioni dell'Onu che vietano l'esportazione di armi avanzate verso la Repubblica islamica, presentando una serie di progetti difensivi "sbalorditivi" fra circa tre settimane. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ahmadi Vahidi. "A Dio piacendo - ha affermato Vahidi - daremo una risposta concreta alle sanzioni dei nemici dello sviluppo e del progresso dell'Iran inaugurando decine di importanti e sbalorditivi progetti difensivi il 22 agosto". Già dopo l'approvazione delle nuove sanzioni contro la Repubblica islamica per il suo programma nucleare, approvate il 9 giugno dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Vahidi aveva detto che Teheran era "autosufficiente nella costruzione e costruzione di massa di artiglieria, carri armati, elicotteri e navi da guerra".

Americani a processo: si va avanti Tre giovani americani in carcere da oltre un anno a Teheran con l'accusa di essere entrati illegalmente in Iran saranno processati "da una corte di giustizia, come tutti, perché hanno commesso chiaramente un reato". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehman-Parast, rispondendo così al presidente Usa Barack Obama, che aveva chiesto ieri la liberazione immediata dei tre affermando che "non hanno commesso assolutamente nessun reato". Mehmam-Parast, citato dall'agenzia Irna, ha chiesto anche "l'immediato rilascio" di un numero imprecisato di cittadini iraniani che, ha detto, sono stati arrestati negli Usa con motivazioni politiche.

"Ogni sforzo per influenzare le procedure legali nei confronti dei tre americani attraverso pressioni politiche e dei media, che attualmente sono in corso in alcune città europee, non avranno alcun effetto sul sistema giudiziario indipendente dell'Iran", ha detto ancora il portavoce di Teheran. I tre, Shane Bauer, di 27 anni, Sarah Shroud, di 31, e Josh Fattal, di 27, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza iraniane il 31 luglio del 2009 mentre si trovavano nella regione di confine tra l'Iran e l'Iraq sulle montagne del Kurdistan. Le autorità iraniane li hanno accusati anche di essere delle "spie", sebbene non si abbia notizia di alcuna imputazione formale in questo senso.

Europa del sud: via allo scudo antimissile Gli Stati Uniti stanno per attivare uno scudo antimissile in Europa meridionale, nel quadro di un rafforzamento dei sistemi di difesa regionale contro la minaccia dei missili iraniani. Lo riferisce il Washington Post. Il quotidiano americano, citando responsabili del ministero della Difesa, afferma che il Pentagono è vicino a una accordo per installare una stazione radar terrestre, probabilmente in Turchia o in Bulgaria. L'installazione di un radar di grande potenza permetterà di rendere operativa nel 2011 la prima fase di questo scudo. 

Difese antimisile Allo stesso tempo, scrive il Washington Post, gli Stati Uniti stanno lavorando con Israele e con paesi alleati nel Golfo per costruire e ammodernare le loro capacità di difesa anti missile. Le difese antimissile in Europa, Israele e nel Golfo sono tecnicamente separate e a diversi stati di avanzamento. Ma, scrive il Wp, sono tutte ideate per far parte di un sistema di comando e controllo operato da o con personale americano. Ad esempio la stazione radar americana installata nel 2008 in Israele è gestita da personale Usa ed è già funzionante e fornisce informazioni alle navi americane che operano nel Mediterraneo. Il concetto di uno scudo antimissile contro un possibile attacco sovietico risale al presidente Ronald Reagan nel 1983 ed é stato poi ripreso dall'amministrazione di George W Bush in funzione anti Iran e Corea del nord. Il presidente Barack Obama ha modificato l'approccio, pensando ad un sistema più flessibile, ma più esteso, da costruire per gradi entro il 2020. Il quotidiano americano scrive che dallo scorso anno la Marina ha dispiegato incrociatori e cacciatorpediniere di classe Aegis con sistemi di difesa antimissile nel Mediterraneo. Queste navi costituiranno l'ossatura dello scudo di Obama in Europa. A differenza delle postazioni di terra pensate da Bush le navi possono essere facilmente spostate in aree considerate più a rischio di un attacco iraniano ed essere usate anche in altre missioni, per esempio contro la pirateria.

Secondo comandanti della marina citati dal Wp, attualmente nel Mediterraneo orientale ci sono solo una o due navi Aegis, ma fonti del Pentagono affermano che il numero potrebbe triplicare con tre navi dispiegate ed altre tre di appoggio, a seconda del livello di minaccia proveniente dall'Iran. 

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