Minaccia autista del bus: «Vai più forte o ti sparo»

Passeggero con troppa fretta finge d’avere una pistola e obbliga il guidatore a saltare le fermate

Minaccia autista del bus: «Vai più forte o ti sparo»

Che avesse fretta, quel passeggero dell’autobus di linea dell’Acts diretto da Cairo Montenotte a Savona, non c’era il minimo dubbio. Del resto, lui l’aveva detto chiaro e tondo all’autista appena salito a bordo, dandogli anche del tu: «Sbrigati, fai il più presto possibile, devo arrivare in tempo, non posso farmi aspettare!». Ma che dagli inviti, più o meno cortesi, passasse alle minacce, arma in pugno, nessuno se lo sarebbe aspettato. Tutto in un amen: l’energumeno, 37 anni, origine siciliana, ma da tempo trapiantato nel Savonese, vede scorrere le fermate, la salita e discesa dei passeggeri, la ripresa della corsa, e si spazientisce. Così si avvicina al posto di guida e intima: «Devi saltare le fermate, bisogna fare più presto». L’autista nicchia, gli pare di essere a «Scherzi a parte». Ma l’altro fa vedere che non scherza affatto, e mette la mano sotto la giacca con l’atto di prendere una pistola. «Poche storie. Vai avanti come dico io, a tutta velocità, o sparo!». Logico che, a questo punto, ci siano pochi margini di manovra.
L’autista pigia sul pedale dell’acceleratore, incurante degli improperi che gli piovono addosso ogni volta che salta una sosta e il relativo drappello di aspiranti viaggiatori imbufaliti, in attesa da mezz’ora del passaggio dell’autobus. «Meglio beccarsi una maledizione dall’esito improbabile - pensa l’esperto guidatore, con famiglia - piuttosto che una pallottola dal destino certissimo». La corsa prosegue fino al capolinea, con l’autista incollato al volante e l’energumeno incollato all’autista, sempre con la mano minacciosamente sotto la giacca, mentre gli altri passeggeri restano impietriti sui sedili. Finalmente, l’arrivo: si spegne il motore, l’autista si deterge la fronte imperlata di sudore, i trasportati tirano un sospirone di sollievo, e il siculo-savonese scende come niente fosse, si toglie la giacca, saluta e se ne va sorridendo. Della pistola, nessuna traccia: «Ho solo scherzato, ma avevo fretta davvero». Non finisce qui. L’autista, con tutti quei testimoni, sporge denuncia: sequestro di persona, minaccia, interruzione di pubblico servizio. Il colpevole viene rintracciato e portato in tribunale.

Dove, però, non cambia registro: «Sbrigatevi. Ho fretta, mica posso aspettare i vostri comodi!». Poi mette la mano sotto la giacca. Scatta l’allarme, accorrono i carabinieri, armi spianate. Mentre lui tira fuori una sigaretta.

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