Minacciate, derubate e stuprate I cognati avevano un «metodo»

I due nel mirino dei pm dal 2005, quando una donna a Paderno venne «avvicinata»

Minacciate, derubate e stuprate I cognati avevano un «metodo»

Enrico Lagattolla

Recidivi. Claudio Strangi e Francesco Cannaò, i due cognati arrestati venerdì scorso con l’accusa di aver sequestrato, rapinato e stuprato una commessa di 30 anni nel parcheggio della metropolitana di Bisceglie, sono da quasi un anno nel mirino della Procura. Episodi simili, su cui il pubblico ministero Giovanni Narbone sta indagando da tempo. E non sono pochi.
Una serie di reati contro la persona e il patrimonio (e, in un caso, anche di scambio di identità) che si sarebbero susseguiti nel giro di pochi mesi, da aprile a ottobre dello scorso anno. Con una schema - stando a quanto raccolto dagli inquirenti - sempre uguale a se stesso. Dunque, quanto accaduto martedì notte sarebbe già successo altre volte.
Le vicende più eclatanti segnano l’inizio e la fine dell’indagine della Procura. Aprile 2005, a Peschiera Borromeo una donna viene avvicinata, costretta a salire sull’auto, minacciata, derubata, e infine violentata. 4 ottobre 2005, Strangi e Cannaò entrano in una farmacia, rubano l’incasso, sequestrano uno dei titolari, e lo rinchiudono nel baule dell’auto con cui fuggono, e che viene ritrovata dagli agenti di polizia a Rubiano di Mediglia solo molte ore dopo.
Nel mezzo, almeno altri sette episodi su cui la Procura ritiene di aver raccolto sufficiente materiale per avvicinarsi alla chiusura del fascicolo aperto a carico di Strangi e Cannaò. Ma, a quanto sembra, ci sarebbero anche altre circostanze su cui gli inquirenti stanno raccogliendo materiale.
Nel carcere di Cremona, Strangi ci finisce l’8 ottobre, e ci resta per quasi due mesi, fino al 6 dicembre. Le vittime della rapina in farmacia identificano il suo volto nelle foto segnaletiche mostrate dagli investigatori, ma in sede di incidente probatorio ritrattano. La voce sembra la sua, ma non riconoscono il viso. I legali di Strangi, dunque, chiedono di revocare la misura cautelare. Richiesta respinta dal gip, che però decide di attenuarla, disponendo gli arresti domiciliari. Non è finita, perché i difensori chiedono per altre due volte la revoca dei domiciliari. Prima a fine gennaio, la seconda volta venerdì scorso, quando depositano un ricorso al Tribunale del Riesame, per la messa in libertà del loro assistito. Secondo l’avvocato Andrea Bazzani, infatti, «non ci sono gravi indizi di colpevolezza». Ma proprio in regime di semilibertà, l’uomo torna a colpire. Ancora una volta, affiancato da Cannaò.

Venerdì, infatti, Strangi viene arrestato per i «fatti di Bisceglie».
Ieri, infine, la convalida dell’arresto. Davanti al gip Nicola Clivio si è tenuto l’interrogatorio di garanzia. Strangi e Cannaò si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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