Il ministro Rosy Bindi inaugura l’asilo fatto coi soldi di Biasotti

Cinque milioni di euro nel 2004 per costruire il nido aziendale al San Martino

Il ministro Rosy Bindi inaugura l’asilo fatto coi soldi di Biasotti

Francesco Gambaro

Chissà se a Luigi Morgillo ieri saranno fischiate le orecchie mentre il ministro per le politiche della Famiglia Rosy Bindi, inaugurava l'asilo nido dell'Ospedale San Martino, insieme ai suoi «angeli custodi» genovesi, Massimiliano Costa, vice presidente della Regione e Paolo Veardo, assessore comunale alla Città Solidale. Perché la nuova struttura, tenuta a battesimo dal ministro in presenza del direttore generale del San Martino Gaetano Cosenza e di quello sanitario Paolo Elia Capra, è stata realizzata con un finanziamento deliberato dalla giunta regionale di centro destra nel dicembre 2004. Fu proprio l'azzurro Morgillo, allora assessore alle politiche sociali e all'edilizia della giunta Biasotti, a promuovere il progetto Liguria per le famiglie, con l'approvazione della graduatoria per asili nido e micro nido nei luoghi di lavoro. In soldoni: 5 milioni e 186 mila euro, 300 mila dei quali destinati all'azienda ospedaliera San Martino, che conta circa 4.500 dipendenti, di cui 300 con figli d'età compresa tra zero e tre anni. Proprio per venire incontro al personale dipendente, si è deciso di ricavare un asilo nido all'interno del nosocomio, presso la scuola convitto «Santa Caterina».
La struttura, gestita dall'associazione cooperativa «Agorà», vincitrice della gara indetta dall'ospedale nel 2005, potrà accogliere 50 bambini (12, tra i 3 e i 9 mesi e 38 tra i 10 e i 36 mesi). Ma considerando la turnazione lavorativa dei genitori, nella stessa giornata potranno ruotare 80 bimbi. Il tutto in virtù del finanziamento deliberato dalla giunta Biasotti alla fine del 2004. Morgillo sfodera la lama dell'ironia: «Mi stupisce il clamore e l'entusiasmo del centro sinistra nel tagliare il nastro dell'asilo nido del San Martino, dopo tutte le critiche e le sparate che mi hanno riservato due anni fa al momento dell'emissione della delibera». Rosy Bindi ieri ha preferito mettere l'accento sui 300 milioni di euro «che saranno stanziati in tre anni per la costruzione di asili nido, attraverso accordi di programma con enti locali e imprese, tanto che si stima di creare 90 mila nuovi posti». Mentre sulle adozioni, il responsabile del dicastero per le politiche familiari ha ribadito che «ciascun bambino ha diritto ad avere una famiglia prima di tutto nel proprio Paese». Precisando, però, che «non esiste il diritto da parte di una coppia ad adottare, ma solo la disponibilità e l'idoneità». Sulla vicenda della piccola Maria, il ministro si è limitato a una difesa d'ufficio del governo: «Lo Stato italiano si è adoperato per il rispetto dei diritti di quella bambina, nel rispetto del diritto internazionale». Prima di ricordare che «una delegazione, non politica, ma tecnica voluta dai ministeri degli Esteri, della Famiglia e della Solidarietà, si recherà a Minsk, allo scopo di ridiscutere con la Bielorussia tutte le problematiche e i progetti sui viaggi di risanamento e sulle adozioni». Stop.
Molto più loquace Rosy Bindi quando si è trattato di bacchettare «i soliti furbi, interni al partito, che anche questa volta hanno provato ad ostacolare la costruzione del partito democratico». Chiara allusione al caso delle tessere false e delle iscrizioni non proprio trasparenti alla Margherita. Promette Rosy Bindi che «andremo al congresso con regole molto rigorose.

La classe dirigente sarà votata da chi ha aderito con convinzione e con scelta personale al partito. Avremo così la soddisfazione di dimostrare che qualcuno ha inutilmente sprecato un po' di denaro. Ci sarà un po' di gusto da questo punto di vista».

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