Minzolini processato per gli ascolti: «Ma ho distanziato il Tg5»

versus Augusto Minzolini. I duellanti non usano la sciabola ma i dati d’ascolto: il primo attacca con lo share e il secondo risponde con una stoccata, citando lo switch off. E il presidente di Mamma Rai, Paolo Garimberti, fa come quei papà che davanti a due figli che se le danno di brutto non chiede chi è stato a cominciare ma se la prende comunque con uno solo, ovviamente col direttore del Tg1. Due giorni fa l’ennesimo attacco dalle pagine di Repubblica. L’accusa per Minzolini è pesantissima: un milione di ascoltatori persi in un anno per l’edizione del Tg delle 20. E più in generale un calo di spettatori in tutte le edizioni. Nel 2006, quando al timone del Tg1 c’era Clemente Mimun lo share dell’edizione serale era del 30,66 poi salito con la direzione di Gianni Riotta a 32,79. Nel 2009 nel passaggio da Riotta all’interim di Andrea Giubilo si registra un calo al 29,4 per scendere ancora poi con Minzolini al 28,12.
I dati Auditel verranno presentati lunedì al cda dal consigliere Nino Rizzo Nervo che intanto li ha commentati così sul quotidiano: «Per le sue parzialità ed i suoi contenuti il Tg1 non è più il telegiornale di riferimento di tutti gli italiani. Questo ci dice l’Auditel e l’azienda non può continuare a far finta di niente». Rizzo Nervo insomma sancisce un fallimento che deve comportare delle conseguenze. Quali? L’Italia dei Valori ad esempio chiede la testa di Minzolini. «Si deve dimettere», intima il senatore Pancho Pardi. E anche il senatore del Partito Democratico, Vincenzo Vita, commenta: «I dati confermano la faziosità del Tg1».
Insomma piovono pietre su Minzolini e lui reagisce. Il direttore parla di «una campagna denigratoria in atto da parte di Rizzo Nervo, che parla male dell’azienda Rai, quella cioè che gli paga lo stipendio». Minzolini sostiene che il consigliere Rizzo Nervo «non sa leggere i dati» e che in realtà con la sua direzione è stato arginato il calo di ascolti iniziato con Riotta, «pagando il prezzo dello switch off», ovvero del passaggio al digitale terrestre. «Nonostante tutto ho avviato un circolo virtuoso, aumentando la distanza in termini di ascolto con il Tg5», insiste Minzolini.
Ma le parole che fanno scattare la dura reazione di Garimberti sono quelle riportate dal Velino. «Quelle di Rizzo Nervo sono le accuse ridicole di un uomo che mangia da decenni pane e politica, sono fondate su paragoni tra ere geologiche diverse», dice Minzolini al Velino.
E il presidente Garimberti subito insorge in difesa di Rizzo Nervo. «Un conto è il diritto di critica anche aspra -dice il presidente Rai- Altra cosa sono gli insulti. Come presidente del consiglio d’amministrazione della Rai, non posso tollerare che un direttore insulti un consigliere». Per Garimberti i chiarimenti di Minzolini «non smentiscono la sostanza delle cose» e dunque il direttore del Tg1 «ha perso una buona occasione per tacere». Più in generale «si sta perdendo in Rai una buona occasione per tenere il dibattito sulle questioni Rai all’interno delle regole e dei confini aziendali».
In difesa di Minzolini oltre al portavoce del Pdl, Daniele Capezzone,«contro di lui un’alleanza di faziosi ed ex divi» accorre un altro consigliere del cda Rai, Antonio Verro.

Non c’è perdita di ascolti, dice Verro, perchè in realtà «il Tg1 di Minzolini frena un trend decrescente cominciato nelle stagioni precedenti e continua comunque a vincere costantemente sul Tg5 nonostante la diminuzione degli ascolti in valore assoluto che accomuna comunque tutti i telegiornali delle tv generaliste».
FA

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