A proposito delle donne che lavorano, di quelle che fanno le madri a tempo pieno...
«Ma quandè che la società ha deciso che il lavoro più sacro del mondo era diventato il meno riconosciuto? Io ho visto le donne del tempo di mia madre sopportare un peso assoluto allombra degli uomini e poi le ragazze della mia generazione quasi sentirsi umiliate per il fatto di essere donne, e volersi trasformare in maschi. Poi ci hanno fatto capire che uomo e donna sono uguali, ma questo si è applicato solo al lavoro. Oggi quello che mi colpisce è come le donne lavorino tantissimo sia in casa che fuori, mentre a casa i figli crescono con altre persone. Penso che la donna del ceto medio con marito, due figli, che lavora, sopporti una fatica immane. Ma il suo sacrificio non è apprezzato abbastanza».
Lei ha lasciato la carriera di attrice allapice del successo per la famiglia e i figli. In quel momento era una diva. Come è maturata la scelta?
«Per un insieme di cose. Vivevo una vita a velocità incontrollata, fuori dalla realtà, totalmente assorbita dal lavoro. Ero separata dal padre del mio primo figlio, il bambino aveva sei anni e trascorreva le sue giornate insieme ad estranei. Io giravo tre film lanno e trovavo i biglietti con gli errori di ortografia in cui lui mi chiedeva se il giorno dopo avremmo passato un po di tempo insieme. Poi avevo bisogno di vivere appieno la storia damore con il mio nuovo compagno, ed era molto forte il desiderio di un figlio con lui. A un certo punto ho capito che dovevo avere un ruolo nuovo e ho deciso».
Come ha vissuto il passaggio da una carriera brillante e una vita di popolarità alla quotidianità più tranquilla e appartata?
«Allinizio come una liberazione.
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