Il mio insuccesso alle elezioni non è colpa dell’amicizia di Musso

Il mio insuccesso alle elezioni non è colpa dell’amicizia di Musso

Caro Direttore,
nella sua pregevole analisi su Fini, i finiani e gli ex An in Liguria, e i loro non eccellenti risultati alle ultime elezioni regionali, trattando del senatore Musso e dei candidati da lui sponsorizzati cita anche il sottoscritto e addebita ad una possibile vicinanza del medesimo al senatore Musso la causa possibile del mio insuccesso elettorale. Insuccesso dovuto a una inconfessata e segreta «passione» per Fini o di tipo simile.
A scanso di equivoci vorrei precisarle che la mia vicinanza al senatore Musso data da oltre venticinque anni. Da quando si era molto più giovani ed è un'amicizia che, oltre che per comunanza di idee (anche se in certi casi con diritto di dissenso reciproco) nasce da comuni impostazioni culturali. Nulla ha a che fare con vicende politiche contingenti. Fini o di altro tipo.
La mia candidatura alle elezioni regionali mi è stata chiesta dall'onorevole Scandroglio dopo che vi era stata una disponibilità generica da parte mia manifestata anche con altri esponenti del Pdl, tra cui l'onorevole Cassinelli. Che al pari del senatore Musso conosco da oltre venticinque anni. Anche in quel caso si era molto più giovani e insieme si frequentavano gli stessi ambienti. Nel Pdl ora, e prima in Forza Italia, ho conosciuto diversi esponenti politici e non mi sembra di aver caratterizzato la mia esperienza come una precisa appartenenza a qualcuno o a qualcosa in modo esclusivo e totalizzante, come forse si sarebbe voluto. Forse questo può essere una penalizzazione, ma io la ritengo un arricchimento e un vantaggio per qualsiasi organizzazione collettiva.
È nota la mia vicinanza al Senatore Biondi per gli stessi motivi per cui sono vicino al senatore Musso, sono stato vicino all'onorevole Cassinelli. Si tratta di frequentazioni pluriennali e che affondano in precise motivazioni culturali. Nulla ha a che fare anche in questo caso con contingenze politiche. Fini o altro.
La mia campagna elettorale è stata caratterizzata da un taglio che mirava ad una analisi dei problemi che prescindeva, forse troppo, da considerazioni politiche contingenti. Nella convinzione che nelle elezioni regionali i cittadini dovrebbero decidere in base ai problemi regionali, in quelle politiche nazionali in base ai problemi politici nazionali. Che questo possa determinare una mia vicinanza o lontananza dai militanti del Pdl, che spesso sono quelli che maggiormente danno le preferenze, o possa determinare una lontananza o vicinanza da gruppi e organizzazioni professionali o di categoria lei è miglior giudice di me. Ma con i problemi legati a Fini la mia attività «politica», sino adesso, non ha avuto alcun rapporto.
Per essere molto franco dell'onorevole Fini apprezzo alcune idee ed altre meno. Ma questo riguarderà, eventualmente, il futuro ma non riguarda né il presente né il passato.
In una trasmissione televisiva (emittente Telenord) che ha fatto fare una sorta di appello di circa un minuto e mezzo, il venerdì prima delle elezioni, a tutti i candidati per esprimere le loro idee, ho cercato nel brevissimo tempo a disposizione di dire quale fosse la mia caratterizzazione. Cioè ho detto che in un mondo così complesso, in una terra come quella ligure così variegata, bisogna la parola «identità» declinarla non al singolare ma al plurale. Cioè sulla base dell'insegnamento di Levi-Strauss, in tempi più antichi, di Bernard Henri Levy oggi, a proposito del dibattito che si è sviluppato in Francia su questi temi, quello che deve caratterizzare gli uomini politici, e per quanto mi riguarda mi ispira, è che bisogna considerare che esistono le identità e non l'identità. E se si vuole convivere, come strumento per arrivare all'integrazione e non alla guerra reciproca questa deve essere la base.
Come vede sono principi antichi e non so se coincidano con le polemiche politiche contingenti. Per dirle la verità che coincidano o meno mi sembra poco importante. O almeno per me in questo momento è poco importante. Ma sono temi che costantemente e ripetutamente si presentano e si presenteranno. E che ognuno che si interessa di politica dovrà affrontare. Non so questo come mi farà classificare. Se Finiano, Mussiano, Biondiano, Scajoliano, Berlusconiano ecc.

però si tratta di argomenti che forse sarebbe bene che venissero esaminati in profondità. Argomenti che prescindono dal numero più o meno elevato dei voti di preferenza che in molti casi hanno motivazioni tutto affatto diverse da queste.
Cordiali saluti.
*già candidato Pdl
alle regionali

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