«Un libro che parla più di futuro che di passato». Non vuol correre il rischio di equivoci Stefania Craxi raccontando del suo Nella buona e nella cattiva sorte (Koinè nuove edizioni) ieri sera al Dal Verme di fronte a una platea di tanti che gli anni di Mani pulite li ricordano bene. E, tanto per attualizzare ancora un po, parte dallo scontro con Rutelli. «Ha detto che non ritira la querela contro di me? Ne sono felice. È un voltagabbana. Tredici anni fa gli faceva comodo insultare Craxi e lha fatto. Oggi gli fa comodo chiedere scusa e lo fa. Le sue parole sono dettate solo da ruffianeria elettorale». E poi ricorda il padre. «La verità, mi ripeteva sempre, è una medicina efficacissima. Basta dirla». E di verità ce ne sono tante in un libro che parla di madri, mogli e figlie finite nella bufera di Tangentopoli. «Donne - spiega lautrice - che hanno il coraggio di raccontare una storia terribile, fatta di 25mila avvisi di garanzia, 4.130 persone finite in carcere, 3mila indagati. E, alla fine, solo poche condanne». Con Stefania Craxi il direttore del Giornale Maurizio Belpietro. «Allora nessuno guardò in faccia a nessuno - spiega -. Ci si dimenticava che dietro tante vicende giudiziarie e politiche cerano delle persone. Delle famiglie distrutte. E tanti innocenti. Questo libro è anche unoccasione per riflettere sul ruolo dei media a quel tempo. A far detonare Mani pulite fu un congegno molto complicato fatto da magistratura e stampa utilizzata come cassa di risonanza. Forse la stagione più buia del giornalismo».
«Ora - incalza Stefania Craxi, oggi candidata di Fi - mi si chiede di archiviare Mani pulite e guardare al futuro. Che, secondo qualcuno, sarebbe a sinistra. Un imbroglio. E il libro è un atto di accusa contro il morbo di questa sinistra, il moralismo militante.
Stefania Craxi, Nella buona e nella cattiva sorte, Koinè Nuove Edizioni, pp 192, 15 euro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.