«Il mio Pinocchio» è una favola da leggere insieme

«C’era una volta. Questa volta non era un re». Comincia così «Il mio Pinocchio» una riscrittura della storia di Collodi adattata ai bambini dai 4 anni in su. Autore, Giusi Quarenghi che quest’anno ha vinto il premio Andersen come miglior autrice. Convinta che una grande storia ha grandi spalle e non si spaventa, non si perde, non si ferma e si lascia raccontare, ogni volta, non si è persa d’animo di fronte all’opera scritta più di cento anni fa da Collodi e l’ha semplificata, rendendola più facile e senz’altro a misura di bambini che non hanno ancora dimestichezza con la lettura. Domani mattina Giusi Quarenghi sarà in libreria per leggere e raccontare a tutti quelli che vorranno ascoltarla, grandi e piccini, la sua storia. Una storia che si mantiene fedele all’originale, ma che non lesina sorprese, specialmente nel finale. Per il suo Pinocchio ha infatti pensato di seguire «tre fili» che si intrecciano pagina dopo pagina, completandosi l’una con l’altra: il primo segue la storia rivista e corretta a misura di bimbi. «È come se fosse la messa in scrittura di un Pinocchio raccontato da un adulto che lo sa e lo narra», spiega l’autrice. Il secondo filo invece - scritto in corsivo - è il testo fedele all’originale «per mantenere la voce di Collodi». E il terzo - in rosso - riporta «i dialoghi, le domande, il commento, è la voce dei bimbi mentre leggono le avventure del burattino».
Trentasei capitoli e altrettante coloratissime illustrazioni di Nicoletta Costa che rispondono a un’idea: che è bello leggere insieme. Per Giusi Quarenghi Pinocchio è stato «un bel compagno di infanzia», come dice lei. Erano gli anni ’50, frequentava le elementari a Bergamo e la maestra ogni giorno leggeva agli alunni un pezzetto di storia. Ogni anno. E ogni volta c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire. «Per noi era come un modo quasi per riposare dalla scuola vera. Così stavamo tutti lì zitti e attenti ad ascoltare», racconta. «Un grande libro si presta a essere rielaborato, anche se lavorare su un testo come questo mette soggezione. Ci ho lavorato tanto, più di un anno - ammette Giusi Quarenghi - perché sapevo di dover accorciare inevitabilmente la storia, ma non volevo fare riduzioni». Così ad esempio gli episodi ci sono tutti, anche quelli più piccoli. Innamorata del centenario burattino di Collodi, convinta che il leggere insieme sia «un tempo protetto che giova ai piccoli ma anche ai grandi» ha scritto «Il mio Pinocchio» «che - spiega - è di chi lo legge, di quel papà, mamma, fratello, nonna col quale il piccolino si siede vicino e si fa raccontare».

«Pinocchio - conclude la Quarenghi - è come dice Rodari una perfetta fusione di realtà e fantasia, per questo è un romanzo di formazione e allo stesso tempo fiaba classica». Da leggere dunque. E se quell’italiano toscaneggiante poteva scoraggiare la buona volontà di qualcuno, ora «Il mio Pinocchio» non dà più scuse.

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