Miracolo di Morrovalle

Il luogo è la cittadina di Morrovalle, oggi in provincia di Macerata. L’anno, il 1560. L’antefatto, molto probabilmente la sorda ostilità dei numerosi cravattari locali nei confronti dei frati francescani, che fin dal loro stanziamento in città, un paio di secoli addietro, avevano preso di petto la piaga dell’usura. In base alle direttive ormai consolidate del loro ordine, i frati erano riusciti a creare anche lì un centro di piccoli prestiti su pegno, poi diventato «Monte di Pietà» e ufficializzato dalle autorità comunali nel 1475. Nella notte tra il 16 e il 17 aprile del 1560 nella chiesa del convento francescano si sviluppò un incendio che tutti sospettarono subito di matrice dolosa, anche se non si riuscì mai a trovarne né la causa né gli autori. Tutti gli arredi finirono in cenere, tutto quello che era bruciabile bruciò. Dentro al tabernacolo il giorno prima era stata conservata la pisside che conteneva, avvolte nel panno detto corporale, le ostie consacrate. Ebbene, frugando tra i tizzoni fumanti, si trovò la pisside quasi completamente fusa: solo il coperchio era rimasto intatto. E, miracolo, anche il corporale era integro, comprese le ostie che avvolgeva. Del prodigio immediatamente il padre Battista da Ascoli, superiore della comunità francescana, fece avvisare il pontefice Pio IV, il quale incaricò il vescovo di Bertinoro, Ludovico da Forlì, di istruire un’inchiesta canonica.

Gli esperti, scienziati e teologi, interrogati i testimoni, mandarono gli atti alla commissione cardinalizia che proclamò la veridicità del miracolo eucaristico di Morrovalle.

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