Roma - Il 2010 si è chiuso nel segno di un deciso miglioramento dei conti pubblici. Il fabbisogno di cassa del settore statale si è infatti attestato a 67 miliardi e 500 milioni di euro, quasi 20 miliardi in meno rispetto al risultato del 2009 (86,840 miliardi). Una nuova brillante medaglietta si aggiunge così alla collezione che Giulio Tremonti ha messo insieme in questi ultimi anni di crisi economica e finanziaria. Il ministro dell’Economia se l’appunta sulla giacca proprio nel momento in cui si riscontra una certa maretta nei rapporti col premier Silvio Berlusconi.
Il risultato annunciato ieri dal Tesoro è molto positivo, forse perfino inatteso - almeno in queste proporzioni - nelle stanze di Via XX Settembre. Il miglioramento dei conti non si limita infatti al confronto con il 2009. Il dato consuntivo è più favorevole anche rispetto all’ultima stima della «Dfp» (la Decisione di finanza pubblica, documento che ha sostituito il Dpef) di ben 16 miliardi e 300 milioni. Nel solo mese di dicembre il settore statale ha visto un avanzo di 9 miliardi e 100 milioni, in miglioramento di 7 miliardi e 300 milioni rispetto all’avanzo del dicembre 2009, pari a un miliardo e 825 milioni di euro.
Non è soltanto lo sprint di dicembre ad aver consentito il buon risultato, che il Tesoro attribuisce a una serie di più circostanze: un andamento più favorevole delle entrate tributarie, una dinamica più contenuta dei pagamenti, lo slittamento di alcune spese (ad esempio, la nuova tranche in quota parte del prestito europeo alla Grecia), e anche un minor esborso per i «Tremonti bond» a favore delle banche. Si è infatti registrato il venir meno degli interventi per 2,6 miliardi a favore del sistema bancario.
Il fabbisogno, che segnala le entrate e le uscite di cassa dello Stato nell’anno solare, non rappresenta l’aggregato utile ai fini europei. È tuttavia evidente che un miglioramento così netto non potrà che avere un impatto positivo anche sul rapporto deficit-Pil 2010, che il governo nelle ultime previsioni ha stimato intorno al 5% del prodotto interno lordo. Se confermato, anche questo sarebbe un risultato decisamente buono, soprattutto nel confronto con gli altri Paesi dell’Eurozona: per esempio, l’Irlanda chiude il 2010 intorno al 32%, la Grecia al 9,6%, la Spagna al 9,3%, il Portogallo al 7,3%. Secondo le previsioni della Banca centrale europea, la media del deficit della zona euro dovrebbe attestarsi al 6,3% del Pil. L’Italia fa dunque meglio della media europea.
La barra dritta nei conti pubblici, coi numeri positivi fin qui conseguiti, rafforza Tremonti. Allo stesso tempo, paradossalmente, il buon risultato potrebbe portare grattacapi al ministro dell’Economia sotto forma di richieste di maggiori spese o di sconti fiscali. Facendosi scudo dell’Europa, Tremonti ha finora resistito a chi gli ha tirato i lembi della giacca, dall’una e dall’altra parte. Ma se in marzo anche il rapporto deficit-Pil, quello utile ai fini europei, dovesse risultare migliore delle aspettative, allora tener duro diventerà più difficile.
Un primo assaggio degli umori parlamentari sul fronte dei conti pubblici avverrà nei prossimi giorni, quando le Camere esamineranno il decreto milleproroghe. Poi sarà la volta dei decreti attuativi del federalismo fiscale.
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