Nulla è più democratico del trolley.
Forse solo l'infelicità, ma questa è tutta un'altra storia.
In pieno week end ferragostano, dunque, niente ci rende più simili l'un con l'altro del nostro comico, tragico destino di sherpa. Di portatori di bagagli. Dei nostri, di bagagli, ovviamente.
Nel ventunesimo secolo, infatti, incapaci di staccare il cordone ombelicale dalle nostre inutili e pesanti masserizie, ci siamo darwinamente evoluti.
Sì.
In un'umanità con un'appendice a rotelle: il trolley, per l'appunto.
A ben guardare, però, anche in questo caso di democraticità esemplare, le differenze, seppur minuscole, reclamano a gran voce la loro esistenza.
E non mi riferisco ai pochi fortunati che possono disporre di un raffinatissimo e nobilissimo valletto porta-tutto.
No.
Parlo invece di quanti, molti per la verità, dispongono magicamente dell'unico bagaglio al mondo che si è certi che giungerà a destinazione. Dell'unica valigia che non si perderà sui nastri trasportatori degli aeroporti intasati. Parlo dell'amante-trolley, per intenderci.
In quest'estate 2008, in cui, per la prima volta dopo tanto tempo, è Portofino a dettare il trend e non la Costa Billionaire, nulla è più hot dell'avere comodamente albergata nel Tigullio, magari in un hotel a cinque stelle a pochi passi da casa, la «fidanzata» segreta.
Per amplessi rapidi come un cambio gomme di Raikkonen, o per sieste pomeridiane tonificanti come una seduta con un personal trainer kazakho, l'amante trolley è quanto di più ritemprante il panorama ormonale possa offrire in quel di agosto.
Dopo un luglio felicemente trascorso in corni-fornicazione in città mentre la moglie - ignara - era bloccata a Santa Margherita a far respirare l'imprescindibile quantità di iodio alla relativa, rumorosa e indisciplinata nidiata viziata, i nostri maschi - milanesi per lo più - incapaci di abbandonare l'amante di fiducia ad agosto, hanno optato per mettersela in valigia e portarsela comodamente in vacanza.
Che volte farci? C'è chi non può partire senza il computer, chi senza la sacca da golf, chi - purtroppo - senza la suocera e c'è infine chi in vacanza non può fare a meno della sua oasi sentimentale.
Della sua boccata d'ossigeno.
Dell'isola più felice nel suo arcipelago sentimentale.
Se poi l'adulterio viene consumato in gran segreto, zigzagando con perizia tra la piazzetta e la spiaggia al fine di evitare incontri non programmati e non alterando la sempre precaria stabilità affettiva casalinga, ma, anzi, persino rendendo il felice fedifrago più incline ad assecondare i capricci e i capriccetti familiari, beh, intoniamo allora un osanna per tutte le corna importate!
Lo dico da velenosa moglie disperata.
Da velenosa moglie disperata di un Brontolo, di un marito che si è metamorfizzato in una crosta, tanto quest'agosto è diventato noiosamente appiccicoso.
Un momento: che sia lui l'unico sfortunato ad aver disperso per strada, in stazione o a Malpensa il trolley più gettonato di quest'estate?
Ah, saperlo!
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