Venezia 2020

Per "Miss Marx" l'amore vale più di un capitale

Il film di Susanna Nicchiarelli sulla figlia di Karl illustra impegno e sentimenti di una donna moderna

Per "Miss Marx" l'amore vale più di un capitale

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Venezia. La musica iniziale è quella rock e contemporanea della band statunitense «comunista», ipse dixit, dei Downtown Boys (un loro album si intitola Full Communism). E non è certo un caso, perché sullo schermo appare in contemporanea il titolo del nuovo film di Susanna Nicchiarelli Miss Marx, incentrato appunto sulla figlia più piccola che Karl Marx ebbe in Inghilterra, Eleanor (interpretata da una strepitosa Romola Garai), in particolare nel periodo che va dal 1883 al 1898 quando si uccise a 43 anni.

Il gioco sembrerebbe quello già visto al cinema, da Amadeus di Milos Forman a Romeo + Giulietta di William Shakespeare di Baz Luhrmann a Marie Antoinette di Sofia Coppola, ma Susanna Nicchiarelli, già dopo i titoli di testa, dimostra di non voler seguire alcuna strada postmoderna. Se però dei riferimenti vanno proprio trovati, sono più nel Truffaut di Adele H. o Le due inglesi. Perché il racconto degli anni adulti di Eleanor Marx è il frutto di una ricerca minuziosa e documentatissima restituita in maniera impeccabile dai costumi di Massimo Cantini Parrini e dalle scenografie di Alessandro Vannucci e Igor Gabriel: «In realtà - spiega la regista ora in concorso a Venezia 77 dopo il successo, sempre al Lido due anni fa, di Nico, 1988 - sono state conservate tutte le sue carte, le lettere di Marx alle figlie e viceversa. Ad esempio nel film il disegno della principessa su un quaderno è suo originale. Ma la cosa interessante è che ho sentito la sua vita molto vicina a me». Il rimando all'attualità è nelle battaglie politiche e socialiste della donna (i Downtown Boys arrangiano pure una versione de L'Internazionale in francese), con la regista che sceglie di mostrare foto di archivio - quindi reali - della condizione dei lavoratori arrivando anche a quelle (postmoderne?) degli scioperi dei minatori sotto la Thatcher, ma anche nella storia d'amore travagliata che Eleanor intesse con Edward Aveling (interpretato da Patrick Kennedy), il quale da un lato è un compagno amorevole con le stesse idee socialiste ma, dall'altro, sperpera il suo denaro e la tradisce. Questa doppia identità è comune a un po' tutti i personaggi del film. Non è tanto il predicare bene e razzolare male di Marx e dell'amico fraterno Friedrich Engels, ma è il fatto che quando si entra nelle biografie dei grandi personaggi le ombre private tendono a mettere in discussione le luci pubbliche.

Così se la condotta di vita di Eleanor è esemplare, sia in casa che nelle tante e condivisibili battaglie politiche contro lo sfruttamento del lavoro minorile e la mancanza dei diritti per le donne, non lo stesso lo si può dire per i suoi congiunti. A partire dal padre Karl Marx che per tutta la vita ha tenuto nascosto il figlio avuto con la governante di casa che Engels si è accollato in vita, ma che sul letto di morte decide di rivelare a Eleanor. La sua reazione sarà drammatica per l'idea di un'intera esistenza nella menzogna (anche la madre lo sapeva). «Marx ed Engels sono delle icone ma come tutti avevano dei difetti e dei lati oscuri che però sono molto umani. Io ho voluto raccontarli perché, proprio come diceva Karl Marx, nulla che sia umano mi è estraneo», dice la regista di Miss Marx, dal 17 settembre nei cinema con 01 Distribution.

Anche lo stile di vita, la dimensione borghese della famiglia, stride un po' con, ad esempio, le battaglie con il metro alla mano sugli spazi fisici ristretti dei lavoratori soprattutto quando poi discorrono davanti a gustose torte sull'ultima casa (chiamiamola casa) appena acquistata, con solo una trentina di stanze. Prima traduttrice in inglese di Madame Bovary, Eleanor mette fine alla sua vita, per un amore tradito, nello stesso modo di Emma.

La classe, borghese, non mente.

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