Missioni, così la sinistra usava l’8 per mille per l’ex Jugoslavia

Soprattutto l’Ulivo finanziò i militari con la quota Irpef

Emanuela Fontana

da Roma

Sette marzo, anno 2000. Il governo D’Alema prorogava la missione militare in Kosovo. Tra le voci di copertura finanziaria, articolo 3, comma c-bis, si indicava uno dei canali di sovvenzione per la missione militare: 110 miliardi dalla quota dell’8 per mille spettante allo Stato. E così avvenne anche negli anni precedenti, perché l’utilizzo di una parte del gettito Irpef per la missione militare in Irak che il Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano, ha contestato al governo Berlusconi e che ha scandalizzato ieri stampa e politici, in realtà è una prassi. Una consuetudine, a ben vedere, più consolidata durante i governi di centrosinistra che nel quinquennio dell’esecutivo di Berlusconi.
Leggere per credere. Basta prendere la legge numero 44 del 2000 in cui si parla appunto del finanziamento delle missioni nella ex Jugoslavia. Ma parla ancora più chiaro una tabella pubblicata dal mensile dei frati comboniani Nigrizia, fonte d’informazione al di sopra d’ogni sospetto, che indica, anno per anno, le destinazioni della quota assegnata allo Stato dell’8 per mille. Nel 1997, durante il governo Prodi, il 35,4% di questa quota, più di 33 milioni di euro, era stata destinata al capitolo «fondi missioni militari», e zero euro (allora erano lire) alla fame del mondo. Nel 1999, governo D’Alema, i finanziamenti per le missioni militari con l’8 per mille erano passati al 69,5% della quota, mentre una piccola parte, lo 0,07% (79.534 euro) alla fame nel mondo. L’anno seguente, nel 2000, fu destinata più della metà dell’8 per mille alle missioni, e tornarono ad azzerarsi i contributi per il terzo mondo. Con il governo Berlusconi, negli anni 2002 e 2003 non ci sono stati utilizzi di questa quota del gettito Irpef per le missioni militari, ma sono stati dati il 2,6% e il 2,5% dell’8 per mille spettante allo Stato ai Paesi poveri. La tabella arriva fino all’anno 2004, quando vengono indicati gli 80 milioni di euro per la missione in Irak che il Fai ha denunciato ieri, con 910mila euro (0,9%) alla fame nel mondo. L’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, contesta comunque questo dato. E ha trovato talmente offensivo il fondo di Giovanni Valentini apparso ieri su La Repubblica che ha già «dato mandato ai legali di verificare se ci siano elementi per tutelare anche in sede giudiziaria i comportamenti corretti e trasparenti del governo di cui ho fatto parte». Giovanardi specifica anche che in quello stanziamento di 80 milioni nella finanziaria 2004 non c’era «nessuno specifico né generico riferimento alla missione italiana in Irak». Anche il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, insiste: «Il nostro governo non ha distratto alcun fondo dell’8 per mille per destinarlo alla guerra in Irak. Questa è la verità. Ci associamo perciò al giudizio dell'amico Giovanardi che definisce calunniosa la campagna montata da alcuni organi di informazione contro il governo Berlusconi».
Ieri i Verdi chiedevano l’intervento della Corte dei conti sulla vicenda Irak. Ma addirittura Nigrizia, il cui fondatore è stato padre Alex Zanotelli, volto di piazza della sinistra pacifista, lo scorso anno scriveva che il comportamento del centrodestra «è stato sempre meglio di quello che accadde nel 2000, quando ai progetti per la fame nel mondo furono assegnati zero lire». E a proposito dell’8 per mille alle missioni si faceva notare: «Prodi, D’Alema e Amato, regnanti ulivisti a Montecitorio fino al 2001, si sono comportati allo stesso modo».
Anche l’Aduc, l'associazione dei consumatori, in un dossier del 2001 citava la legge 21 aprile 1999, ancora governo D’Alema, con cui si assegnavano 100 miliardi di lire, 50 milioni di euro, per l’«autorizzazione all'invio in Albania ed in Macedonia di contingenti italiani nell'ambito della missione Nato per compiti umanitari e di protezione militare, nonché rifinanziamento del programma italiano di aiuti all'Albania e di assistenza ai profughi». Parte di questi fondi furono infatti utilizzati per la controversa missione Arcobaleno.


Per il rifinanziamento della missione in Afghanistan varato dal governo Prodi lo scorso agosto, verrà utilizzato invece un fondo di riserva (mille milioni di euro) previsto dalla finanziaria del 2005 del governo Berlusconi, in cui per la prima volta sono state assegnate quote di maggior gettito dell’erario a missioni militari.

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