Si presenta e sfata subito un mito, mister Marino. Non è un musone, anzi. Al primo incontro è col sorriso sulle labbra e con la battuta facile. Molto positivo in ogni considerazione. «Chi conosco già? Con me Mesto e Antonelli sono andati in Nazionale, vediamo di mandarcene anche qualcun altro. Porto fortuna», scherza Pasquale Marino. Che rivela anche un particolare della sua storia di calciatore, discreto trequartista mai ad altissimi livelli, già molto vicino al Genoa. «Ero venuto qui nel 1982 a fare un provino, spinto da mister Viviani - ricorda il nuovo allenatore rossoblù -. Ma il test non andò bene, daltra parte in quel Genoa cerano i Vandereycken e i Peters». Ma pochi giorni furono sufficienti a farlo innamorare del Genoa. «Dormivo qui a Pegli, si respirava la storia. E poi ricordo che la prima squadra si allenava a SantOlcese». Flash di un passato che diventa finalmente presente. E non è un caso se la prima reazione del mister alla chiamata di Preziosi è stata improntata allentusiasmo.
Una chiamata che è come un punto darrivo per chi sè fatto la gavetta. «Come un uomo del Sud - racconta fiero Marino - ho fatto la gavetta conquistando sempre sul campo tutto quello che ho conquistato». Ora qui a Genova lo attende un duro lavoro. Da dove si deve partire? «A me toccherà il compito di far innamorare i tifosi della squadra, ma sempre attraverso i risultati - inquadra la priorità -. Ma dico questo al di là del grande rispetto che ho per Alberto Malesani. Non mi permetto di giudicare il suo lavoro». Entusiasmo e porte aperte agli allenamenti? Il mister, entrato subito in sintonia con il preparatore Paolo Barbero che gli ha fatto da guida al Signorini, non accelera troppo. «Ho sempre fatto allenare la squadra a porte chiuse solo negli ultimi due giorni prima della partita - spiega senza timori -.
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