Cercavano l'El Dorado e lo distrussero. Ma attraverso i secoli il suo profumo e i suoi tesori sono in parte scampati all'oblio del tempo e alle razzie dei «conquistadores», pedine di una Storia che imponeva la legge del più forte. La conoscenza della civiltà Inca, fiorita in Perù fino all'arrivo di Francisco Pizarro nel 1532, spesso per il pubblico europeo si esaurisce nel racconto di meravigliose leggende e fotografie di mondi mozzafiato.
I più coraggiosi avranno percorso l'estenuante e stupendo «Inca trail», per arrivare con le proprie gambe a contemplare il mistero di Macchu Picchu, città-santuario nascosta nella valle del rio Urubamba, ai piedi dell'antica capitale Cuzco. Eppure, nemmeno di fronte a quei terrazzamenti, a quelle case e alla forza della Natura, turisti e viaggiatori più o meno consapevoli non saranno riusciti a cogliere che un piccola parte del senso di questo popolo, che faceva degli astri il suo padrone e di luoghi impervi la sua culla. Se si considera poi che i programmi scolastici moderni sfiorano solo l'epopea delle civiltà precolombiane, il mistero del popolo di Atahualpa e Tupac Amaru e della lingua Quechua è davvero servito e resta fitto più che mai. Oggi c'è però un modo per avvicinarsi a questa civiltà, grazie a una delle mostre più complete dedicate nel nostro Paese proprio agli Inca, con un serie di pezzi che mai prima d'ora sono usciti dal Perù per arrivare non solo in Italia ma nel resto del mondo. Nella splendida e suggestiva cornice del Museo di Santa Giulia, a Brescia, prosegue infatti fino al 27 giugno lesposizione «Inca, Origine e misteri delle civiltà dell'oro» (info: 800.775083, www.bresciamusei.com, ingresso: 12 euro con audioguida). Promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Cab, prodotta e organizzata da Fondazione Brescia Musei e da Artematica, in collaborazione con la Regione Lombardia e con il patrocinio della Provincia di Brescia, la mostra è la prima parte di un percorso per rendere omaggio alla civiltà dell'America Latina e dei Caraibi. La tappa gemella e parallela è «Plus ultra», una mostra dedicata al Barocco post-colombiano, allestita in contemporanea sempre a Santa Giulia. Per «Inca» i pezzi esposti sono oltre 270 e provengono dai maggiori musei peruviani come il Museo Nacional de Arqueología, Antropología e Historia del Perú, il Museo Arqueológico Rafael Larco Herrera, il Museo Oro del Perú - Armas del Mundo - Fundación Miguel Mujica Gallo, il Museo Nacional Sicán, il Museo Arqueológico Nacional Brüning, il Museo Tumbas Reales de Sipán, per citarne alcuni.
Dieci sezioni raccontano della cronologia, della trasformazione del metallo, della cosmovisione e delle misteriose «Linee di Nasca», geoglifi ritrovati sull'altipiano del Perù meridionale. Poi è la volta dei costumi, dei riti e delle libagioni. A completare il quadro, musica, guerra, morte e i gioielli: la mostra ripercorre la storia delle civiltà dell'oro con una panoramica del mondo precolombiano, dal 1500 all'arrivo degli Spagnoli. Oggetti in oro, terrecotte, sculture in pietra e in legno: le opere in metallo giallo, argento, bronzo e rame, oltre a rappresentare il più numeroso complesso di reperti in metalli preziosi mai esposto al mondo, consentono di scoprire quei tesori che abbagliarono i conquistadores e che per secoli hanno fatto del Perù il simbolo stesso della ricchezza. Ci sono gli abiti dei sovrani interamente ricoperti d'oro, i loro paraphernalia che comprendevano coltelli sacrificali, diademi, strumenti musicali utilizzati nei rituali con cui gli Inca si garantivano l'equilibrio del cosmo e la crescita dei raccolti. Ecco, poi, gli ornamenti come i «narigueras», collane, pettorali, raffigurazioni di uomini e animali. Tutto sempre, rigorosamente, in oro.
Dal loro «Inframondo» infine, i reperti del corredo funerario comprendono maschere in oro, sculture in terracotta e legno e anche una mummia, concessa in prestito in via del tutto eccezionale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.