Un mistero il labirinto della mente

Dal titolo potrebbe sembrare un giallo, un thriller psicologico dalle sensazioni forti, ma non lo è. Anche se l'intensità, forse, è anche maggiore. Un antico detto dal sapore illuminato rivela che «il nemico più grande è dentro se stessi», e mai verità è più aspramente reale di quando c'è di mezzo la guerra. E magari un animo sensibile.
Ecco Emilio Biagini, genovese «emigrato» a Cagliari in veste di professore universitario (cattedra di Geografia presso la Facoltà di Lingue), ed ecco il suo protagonista, l'ing. Urbani, anch'egli genovese ma finito, per amore anche lui delle lingue, ad Amburgo. Giunto alla soglia dei sessant'anni, ben piazzato nella scala sociale e altrettanto nella solitudine. Senza famiglia, senza nemmeno una casa, è il suo passato vissuto e soprattutto non vissuto, a fargli compagnia. Bussa spesso alla sua porta, e lo riporta all'infanzia dolcissima e serena, poi la cappa asfittica della guerra che gli strapperà i genitori e il cuore.
Un chiaroscuro accecante, un gelo che cristallizza di colpo un mondo meraviglioso, vengono i brividi a sentire «uscire» dalle pagine il freddo innocente del bambino che vive, ancora puro, in un uomo ormai maturo. La sua famiglia, all'improvviso, diventa uno zio bizzarro e pittore, fissato con lo stile «Resistenza» e attratto dal mistero. Ma anche Franca, figura dalla femminilità secca di una primavera tiepida, che non sboccia, sarà per lui un punto di riferimento quasi materno, una «casa» che non crolla mai, nemmeno sotto i colpi duri del tempo. È la madonna Franca, amica e amata, che pagherà paziente i «morsi» di un cuore che per paura di perdere l'oggetto del suo amore, lo aggredisce... e resta intrappolato nel suo paradosso.
Nella più assordante solitudine il suo sguardo diventa acuto, il suo mirino si rivolge all'interno ed è bravo, l'ingegner Urbani, a dipingere il suo paesaggio intimo e il dolore antico che l'ha reso così... lunare. Senza vita, solo ricordi, lucidi, densi, profondi e quasi più interessanti, forse, del presente.

È bravo a dipingere quella calma surreale che crea la resistenza al dolore, come un'anestesia che permette all'anima di non fare cortocircuito, e salvarsi anche a prezzo di non sentire quasi più nulla.
Emilio Biagini «Labirinto oscuro», Il Filo ediz., 102 pagg., 14 euro

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