Cronache

Mistero sulla strage di Riccò del Golfo

Mistero sulla strage di Riccò del Golfo

La vicenda della «Foiba» di Campastrino a Riccò del Golfo, assume contorni inquietanti e gravidi di orrore. Grazie all'inchiesta di Maria Vittoria Cascino abbiamo appreso che vi furono due stragi con conseguenti infoibamenti: una nell'aprile 1945 e una nel maggio successivo. Conoscevo per grandi linee le vicende del primo tragico fatto ma ignoravo completamente l'orrore, per numero degli uccisi, per le modalità dell'esecuzione e per la circostanza che il conflitto fosse ormai terminato, del secondo eccidio. Ma veniamo ai fatti. Il 24 aprile la Brig. Partigiana Centocroci scende dalla Val di Vara verso La Spezia lungo la S.S. Aurelia. Alla strozzatura di San Benedetto (fraz. di Riccò del Golfo) si accende un furioso combattimento in mezzo all'abitato. I partigiani sono circa 400 e bene armati mentre i Tedeschi sono una trentina con due o tre marinai italiani, probabilmente dell'Antisom di stanza alla Spezia. Il combattimento è violentissimo e dura molte ore finchè vengono snidati alcuni Tedeschi appostati in posizione dominante sul campanile della chiesa, l'uccisione dei quali risolve l'impari combattimento. Diversi partigiani sono vittime di «fuoco amico» sia per l'esplosione di un mortaio che stavano azionando, sia per le raffiche, sparate per uccidere alcuni prigionieri allineati nella strada, che finiscono per colpire altri partigiani appostati nella curva sottostante. Pare che una parte dei tedeschi sia riuscita a sganciarsi dirigendosi verso Genova attraverso i boschi. Altre fonti riferiscono invece che fu catturato l'intero reparto ed eliminato. Sul combattimento, importante sotto molti risvolti, è sceso il silenzio delle fonti resistenziali. In diversi libri si fa appena un accenno alla «battaglia di San Benedetto». Perché? Il motivo di tanta ritrosia può essere spiegato forse dai tragici fatti che ne sono conseguiti. Morti e feriti furono precipitati nella foiba di Campastrino poco distante dall'abitato. È una voragine a forma di clessidra profonda circa 68 metri. In paese lo sanno tutti ed è stato facile raccogliere testimonianze che hanno confermato che alcuni dei precipitati parlavano «italiano» mentre tutti gli altri erano tedeschi. Ma quanti furono non si è mai saputo. Negli anni settanta una coraggiosa esplorazione di un gruppo speleologico genovese ha portato alla luce i resti mortali di alcuni caduti e le tre piastrine di cui ha scritto «il Giornale» il 20 gennaio scorso.
Ma i contorni della seconda strage erano completamente ignoti ed è difficilissimo a distanza di oltre sessant'anni trovarne i riscontri. L'Ambasciata della Repubblica Federale di Germania porebbe aiutare a fare luce sul secondo tragico mistero. Mi spiego. Un capo partigiano ha riferito che ben 57 militari tedeschi furono ristretti nel castello di Calice al Cornoviglio (SP) che fungeva da campo di concentramento per i soldati germanici catturati dai partigiani. Ha rivelato poi che dal castello furono tradotti alla Spezia verso il 28-29 aprile 1945 e da qui portati a San Benedetto ai primi di maggio e successivamente infoibati. A questo proposito ho trovato un documento che elenca alcuni prigionieri tedeschi che furono internati a Calice al Cornoviglio sul finire dell'aprile 1945. Essi sono: 1) Wagenfuhr Otto di Riccardo nato a Brema il 7/08/1913 residente a Hede Holstein 2) Steinhauerr Rodolfo di Antonio nato ad Hodsberg (Norvegia? - n.d.e.) il 21/04/1901 residente ad Hodsberg 3) Thomas Gregor di Johann nato a Konigsdorf 01/11/1924 4) Kurt Sperlich, generalità ignote, che riusciva ad evadere e, catturato nei pressi di Teglia (Massa Carrara), veniva passato per le armi. Orbene, se i primi tre hanno fatto ritorno a casa, la vicenda del secondo infoibamento resta ancora tutta da dimostrare, ma se dei tre prigionieri si sono perse le tracce ne consegue che con ogni probabilità essi siano effettivamente transitati da Calice alla Spezia e poi trucidati nella foiba.

La tragedia si è dunque consumata. Signor Ambasciatore ci aiuti a ricostruire la storia, anche la più tragica, di casa nostra: che fine hanno fatto quei tre soldati?
La Spezia

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