Un MiTo di festival

Si è chiusa la kermesse musicale che vede gemellate Milano e Torino con 170mila spettatori, 230 concerti che hanno visto impegnati 4mila artisti provenienti da 33 paesi diversi

A pranzo si mangia pane e jazz, l’aperitivo è a base di Campari e Beethoven, il dolce si serve con Champagne e musica zigana. I milanesi, e i torinesi, stanno cambiando abitudini? In parte sì, il merito è di MiTo Settembre Musica, il festival musicale che unisce Milano e Torino. 230 concerti tra classica, contemporanea, jazz, pop, rock ed etnica hanno allietato, per quasi un mese, le giornate di milanesi e torinesi, che hanno potuto assaggiare diversi generi musicali dalla mattina fino a sera. Non solo, la filosofia di Mito, è anche quella di “muovere” le persone, far sì che si vada a Torino e a Milano per sfruttare la lieta occasione di un concerto e per conoscere meglio la città gemella, e viceversa. In tanti hanno capito e apprezzato: sono state 170mila le persone che hanno assistito e condiviso l’amore e la passione per le note di 4mila artisti provenienti da 33 nazioni diverse.

Sorprende l’entusiasmo di Milano, “nuova” al festival (Milano è alla sua seconda edizione), che, con le sue 98400 presenze ha superato Torino, che festeggiava l’edizione trentuno del festival, con 71600 spettatori. Milano registra un più 16% di biglietti staccati rispetto allo scorso anno: la dimostrazione del fatto che i milanesi hanno fame e sete di musica, di arte, di cultura di tutto quanto possa soddisfare lo spirito. E di vivere appieno la città, che significa mangiare un panino nella splendida cornice di piazza dei Marcanti ascoltando del buon jazz o ammirare la città che ancora dorme dalle guglie del Duomo ascoltando un concerto di campane. Non solo scelte originali e autori poco conosciuti: la filosofia e la passione che animano MiTo sono il desiderio di diffondere il messaggio musicale e avvicinare quante più persone possibili alla musica.

Ecco allora che il 50% dei concerti è gratuito, mentre l’altra metà a prezzi popolari, veramente. Quando mai capita di ascoltare la Orchestra filarmonica della Scala, la London Symphony o la Cleveland Orchestra a 5 euro? Non solo, in crescita anche le location in cui si sono tenuti i concerti: le sedi sono passate da 80 nel 2007 a 102 nel 2008, così come è cresciuto il numero delle istituzioni musicali coinvolte, passate da 63 a 97.

Il festival, inventato – nell’idea di gemellare Milano al festival musicale di Torino, Torino Settembre Musica - e voluto da Francesco Micheli, allora presidente del Conservatorio e dall’allora assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi, è cresciuto anche nei costi: dai 10,1 milioni di euro dello scorso anno agli 11 milioni del 2008.

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