Il mito «on the road» e l’attrazione fatale per i campioni italiani

da Milano

«Mi spiace che Mv Agusta cambi bandiera. Comunque questo marchio entra nell’orbita di un’azienda prestigiosa, che costruisce moto e lo fa con grande passione ed esperienza. Poteva infatti finire in mano a un’azienda coreana che produce frigoriferi». Per Giacomo Agostini, il pilota di motociclismo più vittorioso della storia che deve proprio alla «sua» Mv Agusta 500 la celebrità raggiunta, il fatto che la casa di Schiranna diventi americana è un vero colpo al cuore. Prima o poi, però, doveva succedere.
Nonostante l’impegno profuso in questi anni, il presidente Claudio Castiglioni ha dovuto «arrendersi» e cedere alle lusinghe dell’Harley Davidson. Meglio i blasonati americani, comunque, la cui immagine è fortissima, piuttosto che un costruttore asiatico pronto a snaturare la tradizione del marchio italiano. Harley-Davidson è una garanzia, se non altro per il mito e per gli investimenti che presto arriveranno sul lago di Varese, tranquillizzando i lavoratori.
Anche se «americana», la Mv Agusta rimarrà, di fatto, la moto più competitiva nel panorama mondiale, con 43 campionati in bacheca tra i quali spiccano i 15 titoli mondiali di Agostini, attuale recordman assoluto anche per il numero di gare vinte. I suoi 122 allori lo tengono ancora al sicuro dagli attacchi di Valentino Rossi, ora fermo a quota 91. Il marchio ha fatto recentemente ritorno al mondo delle gare nella categoria Superbike, ottenendo già qualche piazzamento di rilievo. E anche se lo scorso anno la casa di Schiranna ha messo sul mercato solo 5.819 moto, il suo nome rimane sinonimo di qualità, tecnologia ed estetica.
Dall’altra parte dell’Oceano, l’Harley-Davidson ha festeggiato i 105 anni di storia proprio nel 2008 e, non avendo trascorsi sportivi degni di nota, può vantare il ruolo di marchio motociclistico più utilizzato sui grandi schermi: dagli indimenticabili «chopper» con cui Peter Fonda e Dennis Hopper solcavano le highway americane in «Easy Rider», alla Fat Boy di Arnold Schwarzenegger in «Terminator», passando per la Sportster che Fonzie di «Happy Days» ha portato praticamente in ogni casa del mondo.
Ma anche il marchio italiano le sue «comparsate» a Hollywood può vantarle, con Angelina Jolie, in sella a una Mv, nel film «Fuori in 60 secondi», di Domenic Sena. E sempre la F4 italiana è stata fedele compagna di Will Smith in «Io Robot», della star Vin Diesel nella pellicola «XXX» e cavalcata da Wesley Snipes in «L’Arte della Guerra».
Con il colpo di ieri Harley-Davidson ha praticamente svelato la sua strategia, quella di attaccare il mercato europeo.

«Le motociclette sono il cuore, l’anima e la passione di Harley-Davidson, Buell e Mv Agusta - ha commentato l’amministratore delegato del gruppo di Milwaukee, Jim Ziener -: tutte fanno grandi prodotti e hanno uno stretto rapporto con clienti incredibilmente fedeli».

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